Lunedì 29 gennaio 2018 il consigliere comunale Andrea Colombo è intervenuto ad inizio seduta in Consiglio comunale sulla situazione stradale nella nostra città.

Di seguito è disponibile il testo dell’intervento, tramite link il relativo comunicato stampa.

Stamattina sulla stampa locale si leggono articoli di cronaca e analisi statistiche sugli incidenti stradali a Bologna. A sorpresa, non c’è traccia di pedoni distratti e ciclisti selvaggi, si legge invece che nel 2016 c’è stato un pesante tributo di vittime fra chi va a piedi e che cresce il pericolo per chi si muove in bici. Purtroppo, nel frattempo, il 2017 si è concluso facendo registrare un ulteriore aumento del 20% dei morti tra pedoni e ciclisti. E l’anno nuovo è cominciato ancora peggio, nelle prime tre settimane del 2018 sono triplicati i pedoni investiti e uccisi sulle strisce. Dunque, negli ultimi due anni, siamo di fronte a una vera e propria escalation a danno degli utenti più vulnerabili della strada, in controtendenza rispetto agli anni passati.
E a fronte di questi dati, qual è il dibattito pubblico in città, alimentato da certa politica e giornali? Da una parte si montano campagne contro i pedoni distratti e i ciclisti selvaggi, dando irresponsabilmente adito all’idea che in fondo se vengono investiti è perché se la sono cercata e spostando l’attenzione su priorità smentite dai dati oggettivi. Dall’altra parte si attaccano gli autovelox, cercando di abbattere l’unico argine, tra l’altro insufficiente, alle velocità folli di auto e moto in città.

Bologna, dunque, si sta infilando in un dibattito al contrario sulla sicurezza stradale, in cui le priorità sembrano educare i pedoni, punire i ciclisti e spegnere o comunque non aumentare gli autovelox. Siamo al ribaltamento totale della realtà, dei numeri, delle responsabilità.

Per sgomberare il campo da ogni ambiguità, desidero dire tre cose in premessa con grande chiarezza.

La prima: tutti coloro che violano le regole del Codice della strada devono essere multati, che siano automobilisti, motociclisti, ciclisti o pedoni.

La seconda: va benissimo promuovere campagne di sensibilizzazione anche verso i pedoni, se può servire a tutelare la loro stessa incolumità.

La terza: va condannato chi si mette alla guida di un veicolo da ubriaco, che sia in auto, moto o bici (come nell’ultimo caso di cronaca).

Chiarito questo, però, finiamola di insinuare l’idea odiosa che è colpa delle vittime (i famosi pedoni distratti e ciclisti selvaggi), smettiamola di invertire le responsabilità fra utenti deboli e forti della strada, basta suscitare dibattiti che non a caso fanno perdere di vista le cause principali degli incidenti stradali.

Tutte le statistiche — di Polizia stradale, Istat, Osservatorio regionale per la sicurezza stradale, perfino ACI — ci dicono che in strada si muore soprattutto per eccesso di velocità, distrazione alla guida da smartphone, mancato rispetto delle precedenze: comportamenti di cui i pedoni e i ciclisti, lo ripeto per l’ennesima volta, sono le vittime e non certo i responsabili! Non è ideologia, sono numeri oggettivi.

Una politica seria e responsabile, cioè che ha davvero a cuore salvare vite umane, dovrebbe tenere conto di questi dati statistici e agire di conseguenza. Promuovere innanzitutto la convivenza in strada e il rispetto delle regole da parte di tutti. E intervenire, in via preventiva e repressiva, prioritariamente sui comportamenti più gravi e pericolosi.

Che sono quelli dei conducenti di veicoli a motore, non certo perché gli automobilisti siano utenti peggiori, ma semplicemente perché una loro distrazione, a causa della velocità e massa dei mezzi, è molto più letale (basta pensare solo all’ultimo episodio in ordine di tempo, l’altro ieri: un’auto che addirittura abbatte l’ala di una palazzina)