Lunedì 26 marzo 2018 la consigliera comunale Federica Mazzoni è intervenuta ad inizio seduta in Consiglio comunale riguardo alle vittime del bullismo.

Di seguito è disponibile il testo dell’intervento, tramite link il relativo comunicato stampa.

Non si può morire a 15 anni. Non ci si può togliere la vita a 15 anni. Perché nessuno è riuscito a intercettare la voragine che stava divorando questo ragazzo? Queste le prime reazioni che probabilmente molti di noi hanno avuto di fronte alla terribile notizia del ragazzino che si è suicidato gettandosi dalla finestra dell’appartamento in cui viveva con la famiglia, trasferitasi dalla Sicilia nella nostra città da poco meno di due anni. Un dolore a cui si fatica a trovare parole, se non quelle di completa vicinanza e partecipazione alla famiglia, una famiglia che nessuno di noi, nessuna istituzione, deve lasciare ora sola, lo esprimo in via personale, ma facendolo in questa Aula, spero di poter rappresentare anche molti altri e altre colleghi/e eletti/e.

Il ragazzo prima di uccidersi ha scritto un biglietto ai genitori in cui chiedeva scusa e ha lasciato alcuni video agli amici. Qualche giorno fa il papà ha portato un video postato su Istangram in cui un amico del figlio direbbe: “Maledetti bulli…sarete contenti adesso”. Anche la fidanzata del ragazzo avrebbe raccontato di ripetuti episodi in cui altri coetanei lo avrebbero preso di mira, picchiato e isolato. Tutto è al vaglio degli inquirenti, anche questo scenario, nulla viene trascurato dalla Procura ordinaria e quella dei minorenni che hanno aperto un fascicolo senza indagati né ipotesi di reato; per quello che riguarda la possibilità che dietro alla morte del ragazzo ci sia il bullismo in una nota congiunta affermano di ritenere “che l’ipotesi sia al momento prematura”.

La scuola che frequentava, un istituto superiore dell’hinterland di Bologna fa sapere che non è stata recepita nessuna segnalazione di bullismo in classe e neppure allo sportello di ascolto dell’istituto. Innegabile, tuttavia, è che il trauma di questa perdita terribile stia colpendo anche i ragazzi e le ragazze della sua classe e della sua scuola.
È già iniziato il percorso psicologico predisposto dall’Azienda USL di concerto con i servizi sociali per accompagnare gli adolescenti nell’elaborazione di questo lutto difficilissimo da accettare e da sapere gestire.
Ci sentiamo tutti colpevoli, avremmo potuto fare di più. Abbiamo il rimorso di non avergli fatto capire che gli volevamo bene”, dice qualche compagno di classe. Altri, il giorno dopo il suicidio del ragazzo, hanno accerchiato un gruppetto di ragazzi accusati di essere i bulli, urlando loro “infami”, sono intervenuti i rappresentanti di istituto per calmarli, ma questi episodi sono sintomatici di come non ci si possa far trascinare a facili e apparentemente immediate suggestioni di collegamenti tra quanto accaduto e fenomeni -il bullismo e il cyberbullismo- che non devono essere sottovalutati perché già troppe vittime hanno causato.

Allo stesso tempo non è più rinviabile che nell’agenda dell’opinione pubblica, della politica e dell’Amministrazione sia inserito il tema dell’adolescenza, dell’educazione come patto tra famiglie, scuole, istituzioni tutte in una società che fatica sempre più a trasmettere ai ragazzi la voglia e gli strumenti di costruirsi progetti di vita che non siano semplici sequenze di azioni immerse in flussi ininterrotti, incapaci a volte di guardarsi dentro e guardare negli occhi, metaforicamente e non solo, gli altri.

Da tempo l’Amministrazione comunale ha annunciato un Piano comunale per l’adolescenza, spero che venga condiviso e reso pubblico quanto prima, ecco stiamo accanto a questa famiglia, a questi ragazzi e ragazze e agiamo in questo senso, affinché nessuno possa più perdersi da solo. Ma lo si faccia in fretta.

Concludo rinnovando le più sentite condoglianze alla famiglia del ragazzo.