Lunedì 10 febbraio 2025 la consigliera comunale PD Antonella Di Pietro ha presentato un intervento ad inizio seduta dal titolo “Ipotesi di 70 giovani detenuti d’Italia alla Dozza”.
E’ possibile accedere qui al video dell’intervento di presentazione in aula.
Di seguito il testo dell’intervento in aula.
Le condizioni inumane e degradanti delle carceri in Italia peggiorano di giorno in giorno. Anche in Emilia Romagna la situazione in cui versano gli istituti penitenziari adulti e minorili è drammatica, sia per il sovraffollamento che per i tagli ingenti al personale e all’esecuzione penale. Una nuova morte di un detenuto di 20 anni per probabile overdose da farmaci è avvenuta sabato a Reggio Emilia e la tragica conta dei suicidi ha raggiunto il numero record di 90.
Una vera emergenza umana che richiede un intervento urgente e non piu’ rinviabile. In questo scenario allarmante, da cui non è esclusa la nostra città, il ministero della Giustizia sta pensando di liberare una sezione della Casa circondariale Rocco D’Amato per trasferirvi 70 giovani detenuti provenienti dagli istituti penitenziari minorili di tutta Italia, nell’attesa che vengano realizzate nuove strutture. Un progetto di locazione temporaneo a Bologna senza certezze sui tempi, sulle risorse e sugli investimenti educativi. Un’ipotesi che dovrebbe interessare 70 giovani casi problematici sotto i 25 anni che non presentano forme di adesione ad attività educative e di socializzazione e con una concentrazione di vicende molto più complesse di altre. Tutto questo per affrontare il sovraffollamento degli istituti minorili. Notizia che sta suscitando enormi perplessità da parte del mondo sindacale, della politica a tutti i livelli e da parte dei garanti che in settimana si recheranno dal capo dipartimento della giustizia minorile per chiedere chiarimenti. Un’idea che se dovesse essere confermata, rischierebbe solo di aggravare la situazione alla Dozza. Il contesto interessato vive già forti tensioni per una presenza di 850 detenuti su 490 posti disponibili e per l’inadeguadezza della struttura e delle risorse destinate. La proposta di inserire una sezione dedicata sarebbe devastante per l’intera comunità penitenziaria e per gli stessi giovani.
Il sovraffollamento non si risolve in questo modo e la questione va affrontata nella sua complessità individuando prima le cause e poi le soluzioni.
Se abbiamo raggiunto certe vette di presenze anche nei minorili lo dobbiamo innanzitutto all’inserimento di nuovi reati, all’inasprimento delle pene al Decreto Caivano che come è ben denunciato dai diversi rapporti di Antigone e non solo, sta affollando le carceri. Non sono i giovani ad essere più criminali di prima, è la società ad essere stata criminalizzata da scelte di Governo precise. Questo significa che il ministero può anche spostare 70 giovani oggi, ma il problema, se non si decide di cambiare rotta, si ripresenterà in maniera progressiva nel breve, nel medio e nel lungo periodo, rendendo sempre più fragili e violente le nostre comunità.
Inoltre non possiamo pensare di risolvere un problema spostandolo e caricandolo in una città come si sta di fatto palesando. Un’operazione di questo tipo andrebbe affrontata a livello nazionale, coinvolgendo la Regione e la conferenza Stato Regioni e questa particolare vicenda dovrebbe essere l’occasione per fronteggiare la questione carceraria, ascoltando e rispondendo ai reali bisogni dei reclusi , degli istituti penitenziari adulti e minorili e dei territori di riferimento. Dovrebbe rappresentare l’occasione per accettare il fallimento di un sistema non degno di un paese civile e per avviare un cambiamento strutturale che porti, a beneficio dell’intera collettività e con una rete di città sedi di carcere, a una riforma penitenziaria e penale. Importante che sulla stampa si sia parlato di comunità educanti ( CEC), non tanto per i 70 casi specifici, destinati a spostamenti perché i giovani vi andrebbero inseriti in maniera strutturata, ma per un nuovo approccio che deve essere adottato. Importante infine che la contrarietà sulle scelte del governo non provenga solo dal centro sinistra in quanto è più che mai necessario unire tutte le forze per individuare soluzioni alternative che possano generare speranza e cambiamenti positivi possibili nei reclusi giovani e adulti e in tutte le comunità penitenziarie.
Per questo, insieme ad altre colleghe e colleghi oggi presento un ordine del giorno a trattazione urgente.