Lunedì 14 maggio 2018 la consgiliera comunale Mariaraffaella Ferri ha presentato il seguente intervento in Consiglio comunale riguardo alla Legge Basaglia a 40 anni dalla sua promulgazione.

Il tema proposto dall’Odg n.94 della Consigliera Mazzoni mi e’ particolarmente caro: avevo 24 anni, da poco laureata, quando cominciai a lavorare come operatrice pedagogica presso L’Area autogestita, voluta dal professor Ferruccio Giacanelli, per avviare il processo di deistituzionalizzazione dei pazienti psichiatrici lungodegenti nell’Ospedale psichiatrico Francesco Roncati, in Via S.Isaia, al “90”, come tradizionalmente veniva chiamato da tutti il manicomio cittadino.

Era il 1981, a tre anni dall’approvazione della legge n. 180 che porta il nome del suo principale ispiratore ed artefice, il prof. Franco Basaglia.

Erano anni di grande fermento, in Italia, come nel Mondo, e anche Bologna non fu da meno, anzi fu vera protagonista delle grandi riforme in campo Sociale e Sanitario, centrate proprio sul concetto di “integrazione”, per conseguire il pieno riconoscimento della dignita’ di ogni Persona. Sono i tempi dell’integrazione dei bambini disabili a Scuola, promossa dall’ infaticabile lavoro del professor Andrea Canevaro ed il suo Gruppo di Pedagogia speciale dell’Unibo; sono i tempi dell’integrazione sociale e dell’inserimento lavorativo di giovani ed adulti portatori di handicap a cui si dedicarono, in particolare, il prof. Nino Loperfido, neuropsichiatra infantile, con don Saverio Aquilano, ingegnere e prete dell’Onarmo, che fonderà poi l’Opera dell’Immacolata.

Sono gli anni i cui maturo’ il convincimento – politico, culturale e scientifico – che fosse indifferibile il mettere a termine la segregazione a vita, in ospedale psichiatrico, delle persone; le pratiche di contenimento ed elettroshock; le terapie farmacologiche che annientano la coscienza e l’autonomia personale e sociale; i trattamenti degradanti, e le condizioni degradate, a cui erano condannati, salvo rare eccezioni, i pazienti psichiatrici.

Le parole d’ordine di quel periodo furono invece: “ripartire dalla parte sana” , recuperare delle capacità residue, prendersi cura di se’, insieme alla cura delle relazioni, quelle famigliari come quelle sociali.

Fu un periodo di grande sperimentazione e ricerca, con grande investimento di risorse sia economiche che immateriali: equipe multi professionali, formazione permanente degli operatori e supervisione scientifica degli interventi; laboratori di attività espressive, lavorative o occupazionali; percorsi terapeutici individualizzati e di gruppo; l’introduzione della figura e della competenza psicologica e psicoterapeutica; accompagnamento personalizzato a soluzioni di dimissione dall’ospedale psichiatrico, con diversificati livelli di tutela e di accudimento….

A 40 anni da quella rivoluzione della psichiatria che fu la Legge 180, credo che non si possa più tornare indietro ma credo anche che si debba approfittare delle celebrazioni dedicate alla Riforma Basaglia, per dire che, se non si procede e se non si fanno passi in avanti… inevitabilmente prima ci si ferma e poi si retrocede. Se non si investe: in personale, in ricerca e formazione, in attività, in spazi, in qualità e risorse… non solo non si innova la pratica terapeutica e la cura della malattia mentale, ma la si burocratizza, la si riduce a mero trattamento farmacologico, si depotenziano le opportunità di socializzazione e di autonomia che consentono alle persone un’accettabile livello di interrelazione con il proprio contesto familiare e comunitario.

Il modo migliore per celebrare degnamente e concretamente il 40* della Legge n.180 “Basaglia”, se non si vuole tradire il suo grande messaggio di umanizzazione e democratizzazione della Psichiatria, resta quello d’investire: investire in qualità ed innovazione, investire nella prevenzione del disagio e nella promozione della salute mentale, investire in eccellenza nell’ organizzazione e nella gestione dei Servizi socio sanitari territoriali…niente di meno….con la consapevolezza che oggi anche questa scelta sarebbe davvero “rivoluzionaria”.

Ed e’ quindi in base a queste considerazioni che ho sottoscritto e voterò convintamente l’odg n. 94 della Consigliera Mazzoni, che ringrazio molto per l’iniziativa.