Lunedì 3 settembre 2018 la Consigliera comunale Federica Mazzoni ha presentato il seguente intervento di inizio seduta in Consiglio comunale nonché relativo ordine del giorno.

Di seguito è disponibile il testo dell’intervento, online è inoltre consultabile il comunicato stampa.

È stata l’estate in cui le donne sono state massacrate, uccise, stuprate e si è sempre parlato di altro.
L’agosto con meno sbarchi del decennio ma nel quale il Governo ha deciso di tenere in ostaggio 177 persone per dieci giorni sulla nave Diciotti della Guardia Costiera italiana come prova di forza del Ministro dell’Interno con l’ormai assuefatta collaborazione politica dell’altro Vice Presidente del Consiglio, episodio che si configura come ulteriore prova di esperimento politico di distruzione dell’Unione Europea e della volontà di allineamento dell’Italia alla “democrazia illiberale” dell’ungherese Orban.
È la conferma di una perenne campagna aggressiva, che odia che fomenta tensioni e conflitti che non si ferma mai (neppure il giorno del crollo del Ponte Morandi a Genova Salvini ha avuto la decenza se non umana, almeno istituzionale del raccoglimento intorno alle vittime) portata avanti da questo Governo e che vede immigrati, omosessuali e donne come primi bersagli.
Durante l’estate si è aggiunto un nuovo tassello: il disegno di legge sulle “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità” del Senatore leghista Stefano Pillon (noto alle cronache come organizzatore del Family Day, e per la sua affermazione “Via l’aborto, prima o poi in Italia faremo come in Argentina”).
Il ddl è stato assegnato in pieno agosto (sperando che passasse sotto silenzio, proprio nel perfetto stile Vecchia Politica che tanto aborrano ma dalla quale hanno appreso gli elementi base) alla Commissione Giustizia del Senato in sede redigente, vale a dire che la commissione redigerà un testo che dovrà passare in Aula direttamente per il voto senza discussione e possibilità di emendamenti. La proposta è stata confirmata anche da esponenti del M5S a riprova dell’investimento politico e della convergenza che accomuna il Governo ad andare a rapido incasso nel rendere la separazione in presenza di figli così penosa e dannosa per i diritti delle donne e dei bambini che è sicuro che le madri saranno disincentivate a separarsi.
In questa proposta c’è di tutto, elenco non potendo addentrarmi per ragioni di tempo in ciascun punto:
si introduce l’obbligo della mediazione familiare a pagamento, si aggiunge così un costo in più per una pratica sulla quale da sempre tutti i Centri antiviolenza hanno sempre messo in guardia: come si può mediare, trovare accordi, ad esempio, con uomini che picchiano maltrattano agiscono violenza sulle mogli e spesso sui figli?? Quanti abusi e violenza si copriranno così? Ma certo il silenzio di quando sono uomini italiani a uccidere le donne non è un problema per il Governo, ormai lo abbiamo capito.
Si introduce l’affidamento paritario dei figli ai due genitori
Doppia domiciliazione e abolizione del principio del l’assegnazione della casa coniugale a favore del genitore affidatario.
Fine dell’assegno di mantenimento (ciascun genitore provvederà alle spese di mantenimento ordinario dei figli nel tempo che trascorrono con loro…e se il padre non può mai accompagnare i figli dal dentista perché al pomeriggio lavora tocca sempre alla madre pagare l’apparecchio)?
Provvedimenti contro l’alienazione parentale, un grande cavallo di battaglia di alcune associazioni di padri separati, il cui ddl sembra proprio una loro diretta emanazione, reiterando qualche stereotipo e false leggende del tipo: i padri si impoveriscono e sono vessati, le madri se ne approfittano e sono delle arpie che mettono i figli contro i padri.
Come analizza Giorgia Serughetti si tratta di un ddl costruito sulla finzione di una famiglia dove i carichi di lavoro domestico e di cura sono equamente distribuiti tra i due genitori, e i loro redditi pari o simili. Ma nonostante il linguaggio neutro -ecco che cosa nasconde!- normativo, si capisce perfettamente a chi sono rivolti i privilegi e a chi gli svantaggi di un simile provvedimento. Ad esempio, nell’articolo 11 si prevede che chi non ha la possibilità di “spazi adeguati” per la vita del minore non avrà diritto di averlo con sé secondo “tempi paritetici”. Indovina indovinello, di quale genitore stiamo parlando? Di quello più povero, di quello che resta senza casa familiare e senza assegno di mantenimento per i figli, ovvero le madri e non i padri secondo la retorica di qualche lobby e associazione che cerca di costruire false leggende secondo le quali i padri sono poveri e vessati e le madri se ne approfittano essendo pure arpie che mettono loro contro i figli.

Sfatiamoli allora questi miti, perché ne abbiamo la possibilità e i dati, proprio riferiti alla nostra città. Infatti lo scorso maggio ho fatto richiesta, insieme alle colleghe Lembi, Ferri, Li Calzi e ai colleghi Colombo ed Errani, di una udienza conoscitiva in merito all’impoverimento dei nuclei familiari con figli in seguito a separazione.
Posto che le conseguenze sia in termini economici e logistici che psicologici e affettivi colpiscono tutti, mogli, mariti, soprattutto i figli. Ed è vero che i redditi e i patrimoni diminuiscono per tutti e nel loro complesso, ma non per tutti allo stesso modo.
Ringraziando ancora una volta il Settore Programmazione Controlli e Statistica del Comune di Bologna e in particolare il Capo Area Chiarini che ha partecipato all’approfondimento in Commissione che ci ha fornito dati chiari, esaustivi e incontrovertibili (li trovate tutti in un ordine del giorno che ho già depositato) secondo i quali i nuclei con a capo una donna sono maggiormente a rischio povertà proprio a causa delle condizioni materiali di lavoro prevalenti tra le donne (lavorano per meno anni, meno ore, con interruzioni e con guadagno medio orario più basso, possibilità di carriera e di pensione minori) a fronte del ruolo prevalente nella gestione della famiglia tutta, ovvero figli e molto spesso anche apriti che così riescono più facilmente a lavorare e a fare carriera senza troppi pensieri e incombenze.
Questi elementi, del tutto ignorati e non a caso, nel ddl Pillon, non possono non essere tenuti in considerazione. O per meglio dire non DEVONO essere dimenticati, anche per questo da Bologna vogliamo dare un duplice segnale:
Nell’ordine del giorno di cui sono prima firmataria insieme ai colleghi che ho prima citato, chiediamo al Sindaco e alla Giunta di impegnarsi a orientare le proprie politiche di redistribuzione a sostegno di quei nuclei familiari monogenitoriali più poveri o a rischio povertà, così come emerso dai dati relativi ai redditi di Bologna, e a sostenere maggiormente i già presenti servizi sociali comunali, del Centro per le Famiglie e dei Consultori AUSL dedicati, implementandoli e diffondendo la rete di servizi che sostengano le competenze genitoriali di cui molto si necessita e che sono, molto spesso, alla base delle carenze, del mancato accudimento di molti genitori che poi rivendicano in maniera impropria il proprio ruolo mai completamente esercitato a pieno.