Lunedì 17 settembre 2018 la Consigliera comunale PD Federica Mazzoni ha presentato il seguente intervento di inizio seduta in merito al recente Ddl Pillon.

Tramite link e negli allegati è inoltre consultabile il comunicato stampa.

Sono intervenuta nel primo Consiglio comunale di settembre sul ddl Pillon, da subito a molte donne non è sfuggita la gravità di questa proposta di smantellamento, di fatto, di un pezzo del nostro Diritto di Famiglia.

Non ridirò gli elementi che allarmano molto su questo ddl che è corretto definire violento e punitivo nei confronti dei bambini e nei confronti del coniuge più debole al momento della separazione che, dati e non opinioni alla mano, sono per la stragrande maggioranza le mogli, le madri, le donne.

Da queste constatazioni e preoccupazioni si stanno muovendo le donne di Bologna, elette e dei partiti, delle associazioni femminili (Casa delle Donne per non subire violenza, UDI, Orlando, Mondo Donna, le donne della CGIL, Lesbiche Bologna, SOS Donna, Judith) e non solo – e questo lo reputo un notevolissimo passo in avanti, penso ad Arci, per esempio) e tutte queste insieme stanno facendo un appello a tutta la città: scendiamo in piazza del Nettuno, il 29 settembre alle ore 10.30 donne e uomini insieme per combattere questo disegno di legge e la concezione che questo Governo ha della famiglia, delle donne e dei bambini.

Perché è di questo di cui si sta parlando e insieme a questo ddl cominciamo ad avere una serie di ulteriori elementi su quali papà, quali uomini il Governo favorisce e incentivi.

Di sicuro, a differenza di quel che dicono le belle parole del titolo del ddl, intriso di parità e diritti, il Governo non vuole davvero padri consapevoli del proprio ruolo, che stiano vicini ai propri figli e alle loro compagne sin dalla loro nascita, momento delicatissimo nel quale la nuova famiglia si concretizza e oltre alla felicità si devono condividere fatiche, responsabilità, tempo. Non vuole papà che si prendano davvero cura dei figli, altrimenti non avrebbero bocciato alla Camera la proposta che chiedeva di prorogare il congedo obbligatorio di 4 giorni (comunque troppo pochi) per i padri.

E poi, dallo scorso venerdì è in vigore il decreto legge relativa all’acquisto e alla detenzione di armi. Meno restrittiva. Prevede molte cose pericolose che liberalizzano maggiormente la possibilità di possedere più armi e più potenti.

Tra tutte ce n’è una che riguarda proprio le relazioni familiari: non è specificato se e come un coniuge che abbia armi debba informare l’altro o più probabilmente l’altra. Ci rendiamo conto di cosa significa in un paese come il nostro, dove nel 2016 un femminicidio su cinque, il 20%, è stato compiuto da armi da fuoco denunciate regolarmente, per lo più per uso sportivo o per ragioni di ordinanza, e in possesso di mariti o ex che hanno ucciso mogli o loro ex.

Invece di disincentivare la detenzione di armi da fuoco in contesti domestici, quei contesti dove avvengono quasi tutti i femminicidi, lo si liberalizza e di fatto incentiva!

Dietro a un bel titolo di una legge che a parole parla di parità, condivisione, diritti, ma che in realtà li calpesta non riconoscendo le differenze tra madri e padri, le disuguaglianze tra uomini e donne, i diritti inviolabili quali soggetti propriamente intesi dei minorenni, ecco oltre a questo c’è tutto questo ed è per questo che bisogna scendere in piazza.