Lunedì 24 settembre 2018 la consigliera comunale Mariaraffaella Ferri ha presentato un intervento di inizio seduta sulla presenza dei bambini in carcere.

Di seguito il testo dell’intervento, tramite link e negli allegati è inoltre consultabile il comunicato stampa.

E’ di martedì scorso la tragedia alla Casa circondariale femminile di Roma-Rebibbia, dove una giovane donna, detenuta da qualche settimana presso la Sezione Nido di quel Carcere, ha ucciso la propria bambina di sei mesi e ferito gravemente l’altro figlio di poco più di due anni. Un fatto terribile, angosciante, che ha lasciato sgomenti tutti. Da subito sono state sospese la Direttrice e la Vicecomandante del Reparto di Polizia Penitenziaria ed il Ministero della Giustizia ha avviato la doverosa inchiesta interna per stabilire le responsabilità.
Già, le responsabilità, quelle dirette, relative a questo specifico e tremendo caso in cui non sono stati colti in
tempo il disagio estremo della madre ed il pericolo di vita per i suoi piccoli.

Ma ci sono anche le responsabilità indirette, quelle meno f a c i l i da attribuire personalmente, quelle che tendenzialmente tutti cercano o cerchiamo di scansare ma che contano, contano tanto, sulla capacità di prevenire o di affrontare un problema, grave e complesso che sia. E che i bambini detenuti con la loro mamma siano un problema lo sappiamo tutti, proprio tutti, così come ben sappiamo, che la detenzione delle donne porta un carico di sofferenza psichica particolarmente acuta quando, alla privazione della libertà, si aggiunge la lacerazione delle relazioni familiari ed affettive, la separazione dai figli o, come in questo caso, quando la maternità viene reclusa, costretta, isolata in un contesto, chiuso per definizione, come e’ il carcere.
Nel mese di agosto di quest’anno in Italia sono stati in totale 62 i bambini – 33 con mamma di nazionalita’ italiana e 29 con mamma straniera – presenti nei 15 Istituti di detenzione destinati ad accoglierli.
Nel Distretto “allargato” Emilia Romagna e Marche, l’unico istituto che nel mese d’agosto ha ospitato detenute madri con figli sotto i 3 anni, e’ stato proprio il Rocco D’Amato.

Alla Dozza, nel corso del 2018, sono stati 3 i bimbi ospitati: 1 bambina, da marzo ad luglio scorso e da agosto altri 2, un maschio e una femmina. Il carcere di Bologna non ha ‘tecnicamente’ una sezione nido ma quando arriva un piccolo lo diventa ‘di fatto’ ed attiva quelle misure che possano attenuare la totale inadeguatezza del contesto detentivo per la permanenza e la crescita di un bambino: il personale penitenziario, infatti, si adopera per riconoscere alle madri una certa flessibilità di spostamento e di accesso allo spazio all’aperto o ai locali della ludoteca; i volontari delle Associazioni provvedono a procurare il necessario per la prima accoglienza e si fanno parte attiva nel trovare soluzioni esterne nelle strutture del privato sociale; l’Ufficio del garante comunale lavora con il magistrato di sorveglianza per la concessione di misure alternative e per la detenzione domiciliare presso strutture comunitarie…

E questo avviene di volta in volta, tutte le volte ma ogni volta da capo, ogni volta a se’. La buona volontà e la generosità a Bologna non manca, e’ una caratteristica della nostra città di cui siamo e dobbiamo essere orgogliosi, ma credo sia ormai doveroso per noi trovare una soluzione stabile di domiciliarità che possa accogliere fuori dal carcere le madri detenute con i propri bambini. I numeri sono bassi, la sensibilità e’ diffusa, molti sono soggetti che possono concorrere allo scopo ed allora: se non ora, quando diremo a Bologna “mai più bambini in carcere”?
E’ una responsabilità che non possiamo eludere, un impegno che vogliamo prendere, e’ un obiettivo che possiamo raggiungere.

Chiederò una Udienza conoscitiva specifica, e spero che il Consiglio comunale tutto, che sempre ha dimostrato sensibilità ed attenzione ai temi del carcere, sarà unito in questa battaglia di civiltà: mai più’ bambini in carcere!