Lunedì 24 settembre 2018 la consigliera comunale Gabriella Montera ha presentato il seguente intervento di inizio seduta.

Tramite link e negli allegati è inoltre consultabile il comunicato stampa.

Sulla stampa di questi giorni abbiamo letto di critiche aspre per il contributo concesso dal Ministero e dalla Regione Emilia-Romagna alla produzione cinematografica “Gli anni amari”, sulla biografia di Mario Mieli, proposta dal regista Andrea Adriatico, che ne ha scritto la sceneggiatura insieme a Grazia Verasani e Stefano Casi.

Non tutti conoscono Mario Mieli: era un intellettuale, scrittore, attore, autore di trasmissioni commissionate dalla Rai, promotore di varie iniziative a cui hanno aderito figure come Fellini, Eco, Moravia, antesignano degli studi sulle teorie di genere, fra i fondatori del movimento LGBT negli anni 70 a Milano.

Il saggio che lascerà come memoria collettiva si intitola “Elementi di critica omosessuale”, pubblicato da Einaudi prima e da Feltrinelli dopo. Figlio di quegli anni, era refrattario alle convenzioni sociali, si caratterizzava come espressione pura del dissenso culturale. La sua rivoluzione purtroppo è rimasta imbrigliata in quelle alte elaborazioni, di cui lasciò prematuramente orfani i suoi coevi, poiché è morto suicida a soli 30 anni.

Il film incriminato che ripercorre la sua vita è stato co-prodotto da Cinemare e RAI Cinema, in collaborazione con Pavarotti International. La produzione è stata finanziata con 105 mila euro dalla Film Commission della Regione, tramite un bando annuale per il sostegno alle attività audiovisive, dal Ministero ai beni e alle attività culturali con un contributo analogo e dalla Film Commission della Regione Puglia con risorse del FESR (fondo europeo per le risorse regionali).

Con un’interrogazione il consigliere regionale Pompignoli della Lega Nord, ha chiesto la revoca del contributo che la Regione ha assegnato, poiché Mario Mieli, in una frase estrapolata dall’opera “Elementi di critica omosessuale”, inneggerebbe alla pedofilia. Allo sdegno si è immediatamente unita la sottosegretaria alla Cultura Borgonzoni, che pur non avendo visto il film, né letto la sceneggiatura, presume che l’opera contenga un incitamento ad azioni lascive e criminose.

Siamo di fronte ad una lettura distorta di uno dei testi italiani sull’omosessualità più noti e apprezzati in Italia e all’estero, che comunque è cosa diversa dal film appena realizzato. La sottosegretaria ha anche assicurato che ne verificherà personalmente il contenuto e che, nel caso, revocherà il contributo ministeriale.

Preoccupa pensare che chi governa questo paese ricorra alla censura preventiva, alla ‘diffidenza’ verso qualunque espressione di valorizzazione delle diversità, di espressione del pensiero libero, di elaborazioni attente alla dignità di tutte le persone.

Per fortuna possiamo anche raccontare di esperienze artistiche che non vogliono imprigionare l’orientamento sessuale dentro le categorie: ieri a Bologna si è conclusa la decima edizione del festival del cinema lesbico “Some Prefer cake”, creato dalla compianta Luki Massa, scomparsa anche lei precocemente, e passato alla regia dell’associazione a lei dedicata e all’agenzia di comunicazione “Comunicattive”.

Bologna ha gli anticorpi per contrastare questa offensiva oscurantista che nasconde malamente il vuoto di saperi, e la voglia di negare la ricchezza delle diversità, patrimonio delle relazioni fra le persone.