Lunedì 8 ottobre 2018 la consigliera comunale Mariaraffaella Ferri ha presentato il seguente intervento di inizio seduta in merito all’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2018.

Di seguito il testo dell’intervento, tramite link e negli allegati è inoltre consultabile il comunicato stampa.

Dopo l’assegnazione del 2017 alla Campagna internazionale per la messa al bando delle Armi Nucleari, il Premio Nobel per la Pace 2018 e’ stato conferito al dottor Denis Mukwege, ginecologo della Repubblica Democratica del Congo che, in quel Paese cura le donne vittime dello stupro praticato come arma di guerra, e a Nadia Murad, una giovane donna irachena che, dopo essere sfuggita al rapimento e alla schiavitù sessuale impostale da uomini dello Stato Islamico, e’ diventata ambasciatrice dell’ONU per la dignità dei sopravvissuti alla tratta degli esseri umani.

Due figure esemplari dunque, portate ad emblema dell’impegno per la Pace che passa attraverso il lavoro instancabile a favore dei diritti umani e in particolare al contrasto della Violenza esercitata sul corpo delle donne.

Il dott. Mukwege negli ultimi 20 anni ha curato in Congo oltre quarantamila vittime di stupro di guerra, un’ atroce pratica che in quel Paese e’ proseguita ben oltre il termine della guerra “ufficiale”, dichiarata conclusa nel 2002, ma che continua nei fatti come lotta fra l’Esercito regolare ed i Gruppi armati che si contendono le enormi ricchezze dei giacimenti del Congo.

Il Dott. Mukwege ha chiarissimo, e non smette di denunciarlo in ogni occasione, che la pratica dello stupro come arma di guerra e’ in crescita, e’ un’ arma che – afferma – “si esporta senza controllo doganale, basta un lavaggio del cervello”. Così’ si distruggono le donne, anche per colpire gli uomini, ed e’ una questione che riguarda la sopravvivenza dell’intera umanità.

L’altra vincitrice del Nobel per la Pace 2018 e’ la giovane Nadia Murad, già premiata nel 2016 con il Premio Sakharov per la dedizione alla causa dei diritti umani e al contrasto dei crimini di guerra sulle donne, nata dalla sua personale esperienza di schiava sessuale di uomini del Califfato islamico, in quanto non mussulmana. Dopo tre mesi di prigionia Nadia e’ riuscita a fuggire, grazie all’intervento di alcune associazioni umanitarie, ora vive in Germania e si batte per il riconoscimento del genocidio in Iraq del suo Popolo e per il riconoscimento della dignità delle vittime degli stupri di guerra.

Mi piace pensare che i due Nobel per la Pace 2018 fossero idealmente presenti al fianco delle migliaia di attivisti, gli oltre 10 mila studenti, i volontari laici e cattolici, i sindacati ed le associazioni provenienti da tutt’Italia che ieri hanno marciato fino ad Assisi, sotto l’insegna “Nessuno sia lasciato solo“.

E non e’ un caso che proprio dalla Marcia per la Pace Perugia-Assisi di ieri sia stato lanciato l’appello a candidare al prossimo Premio Nobel per la Pace il Modello Riace, per quei valori di accoglienza e di solidarietà tra Popoli che la Marcia non violenta, voluta da Aldo Capitini già nel 1961, ha sempre portato avanti: e dico anche che personalmente ne sono stata molto felice.