Lunedì 22 ottobre 2018 il consigliere comunale PD Andrea Colombo ‘Decreto Sicurezza, fermiamo l’attacco ai diritti dei migranti e al modello di accoglienza di Bologna’.

Online è inoltre disponibile il comunicato stampa.

Lo scorso 4 ottobre è entrato in vigore il decreto legge n. 113/2018, con cui il Governo ha introdotto nuove norme in materia di sicurezza e immigrazione.

Molte sono state immediatamente le reazioni e mobilitazioni sul piano sociale, istituzionale e giuridico. L’ONU, tramite l’alto commissariato per i rifugiati, ha espresso preoccupazione per alcune norme che appaiono in potenziale contrasto con la normativa internazionale sui rifugiati e i diritti umani.

L’ASGI, associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, non ha esitato a definire lampante la volontà di restringere i diritti e le libertà degli individui e di creare nuove forme di tensione sociali. Questo sabato a Bologna c’è stata una bella manifestazione in piazza, promossa da associazioni, sindacati, operatori dell’accoglienza, Cucine popolari. Lunedì scorso il Consiglio comunale di Torino ha approvato, coi voti di Pd, sinistra e 5 stelle, un ordine del giorno che chiede di sospendere questo decreto.

Ebbene, ritengo questo decreto legge grave e pericoloso per almeno tre motivi:

1) perché è un decreto ideologico che, associando le parole sicurezza e immigrazione e così additando un nemico, alimenta e addirittura istituzionalizza il clima d’odio, che ogni giorno il ministro Salvini e la Lega diffondono nel paese, nel silenzio complice, quando non nell’appoggio esplicito, del Movimento 5 Stelle;

2) perché abbassa drammaticamente il livello di tutela di libertà e diritti dei migranti (cioè di persone in fuga da guerra, violenze e povertà), abolendo nella sostanza il permesso di soggiorno per motivi umanitari, raddoppiando i tempi di trattenimento degli stranieri nei centri di rimpatrio, ed escludendo in molti casi la possibilità di iscrizione all’anagrafe;

3) perché smantella il sistema di accoglienza ordinaria “SPRAR” che garantisce percorsi di integrazione vera con le comunità locali, come il modello diffuso di Bologna e l’esperienza di Riace dimostrano, e volutamente, per lucro politico, ricrea l’emergenza e aumenta la tensione sociale nelle città, limitando fortemente l’accesso agli “SPRAR” (riservati solo a titolari di protezione internazionali e minori non accompagnati) e favorendo al contrario la concentrazione di persone in grandi strutture straordinarie (i “CAS”, che hanno avuto molte criticità di gestione).

A Bologna, ad esempio, l’applicazione di queste nuove norme avrebbe effetti e impatti insostenibili: secondo le prime stime, il 75% delle persone attualmente accolte sarebbero espulse dal sistema SPRAR, perché prive del titolo giuridico richiesto dal decreto, e sul Comune si scaricherebbero 4 milioni di euro di maggiori costi, per i servizi sociali necessari a proteggere comunque i soggetti vulnerabili.

Per tutti questi motivi, come Bologna aperta, accogliente e che non si arrende all’odio, chiediamo al Governo di sospendere immediatamente l’efficacia del decreto e al Parlamento di modificarlo radicalmente nell’iter di conversione in legge.

A questo fine, a nome della maggioranza che governa il Comune di Bologna (Partito Democratico e Città Comune), presento un ordine del giorno urgente, dichiarando nel contempo la piena disponibilità a convergere su un testo unitario anche con altri gruppi consiliari.