Nel corso della seduta di lunedì 3 dicembre 2018 il Consiglio comunale ha aprovato l’ordine del giorno presentato dalla consigliera comunale PD Elena Leti e firmato dai consiglieri comunali PD Claudio Mazzanti, Loretta Bittini, Mariaraffaella Ferri, Andrea Colombo, Isabella Angiuli, Roberta Li Calzi, Giulia Di Girolamo, Federica Mazzoni, Simona Lembi, Francesco Errani, Gabriella Montera, Michele Campaniello, Vinicio Zanetti, Raffaele Persiano e dal gruppo consiliare Coalizione civica, che invita a prendere posizione contro la decisione di consentire la vendita all’asta dei beni confiscati alla criminalità organizzata.

Online sono inoltre disponibili i comunicati stampa relativi all’intervento di inizio seduta presentato dalla consigliera Elena Leti ed all’approvazione dell’ordine del giorno.

Di seguito il testo dell’intervento e dell’odg.

Il 28 novembre 2018 il presidente della Repubblica ha firmato il decreto legge “Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”.

All’interno di tale provvedimento viene proposto di estendere la vendita dei beni confiscati ai privati, attraverso asta pubblica, dei beni immobili di cui non sia possibile effettuare la destinazione o il trasferimento per finalità di pubblico interesse.

Il primo intervento normativo volto a contrastare in modo organico la mafia, attraverso una disciplina specifica rispetto alle altre forme di delinquenza organizzata, risale al 1982, Legge N. 646 Rognoni-La torre. “ Disposizioni in materia di misure di prevenzione di carattere patrimoniale”. La legge introduce nel nostro ordinamento la fattispecie del delitto di associazione per delinquere di tipo mafioso (art. 416 bis c.p.). Inoltre sono introdotte misure di prevenzione patrimoniali (sequestro e confisca dei beni) che si affiancano a quelle personali, rese ancora più stringenti.

Nel tempo attraverso questi importanti interventi normativi si sono potenziati i mezzi di aggressione dei patrimoni, mezzi che hanno permesso la creazione di un importante nucleo di beni confiscati. L’esigenza di utilizzare questo patrimonio per interesse pubblico, unita alla pressione di più di 1600 associazioni contro le mafie capitanate da Libera ha favorito la nascita della legge n.109 del 7/03/1996 “ Disposizioni in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati”.

Questo provvedimento perfeziona e meglio regola quello che riguarda l’amministrazione e la successiva destinazione dei beni, prima sequestrati poi confiscati, prevedendo un riutilizzo sociale degli stessi. L’esigenza di utilizzare questo patrimonio per finalità di interesse pubblico, porta con se due grandi significati. Da un lato un significato culturale e politico, in quanto la legge permette alla collettività di riappropriarsi di beni che le sono stati sottratti attraverso attività illegali e illecite, e quindi di promuovere la legalità, attraverso il riutilizzo di beni ed aziende sottratti alla criminalità come occasione di rilancio economico del territorio. Dall’altro, indicare un utilizzo volto all’interesse pubblico e fini sociali, significa impedire che le organizzazioni criminali di natura mafiosa possano riappropriarsi dei beni che sono stati loro confiscati.

Nel nuovo testo l’estensione della vendita dei beni confiscati ai privati, ricorrendo all’asta, comporta una grande preoccupazione che i beni messi all’asta non solo siano venduti a prezzi svalutati ma, altresì, che il loro acquisto possa essere realizzato da componenti di quella “area grigia”, composta da professionisti, imprenditori, faccendieri, che agisce formalmente nella legalità, ma in realtà opera per la riuscita di operazioni commerciali e finanziarie capaci di riciclare il danaro sporco e di provenienza illecita (es. evasione fiscale, truffe, frodi). Il pericolo che si eludano i vincoli per garantire una vendita controllata sono molto concreti.

La possibilità di estendere la vendita dei beni confiscati ai privati rappresenta una scelta politica precisa, che apre una frattura nella attuale normativa. Di fatto si rende vulnerabile un sistema di norme e leggi che negli ultimi vent’anni hanno aggredito il patrimonio accumulato illegalmente rendendo concreta la possibilità che lo stesso possa ritornare nelle mani di coloro a cui era stato sottratto.

Invita il Sindaco e la Giunta a prendere posizione contro questo provvedimento del Governo, a impegnarsi a riferire in Consiglio comunale sullo stato dei beni sequestrati nel territorio, a approfondire il tema avvalendosi anche dell’esperienza delle associazioni che si occupano del settore, e a farsi parte attiva attraverso il tavolo presso la Prefettura di Bologna con l’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, affinché i beni confiscati presenti sul territorio di Bologna e nella Regione Emilia Romagna vengano utilizzati per scopi socialmente utili, evitandone così l’ ”impropria” vendita ai privati.

A farsi carico di promuovere l’individuazione di fondi e risorse finalizzate alla riqualificazione di beni confiscati, come avvenuto con Villa Celestina, esempio virtuoso dove il Comune di Bologna, attraverso fondi del Ministero delle Infrastrutture, ha previsto di realizzare alloggi per sfrattati e giovani coppie, ed ha avviato le procedure per l’assegnazione da parte dell’Agenzia Nazionale dei beni Confiscati”.

Il Consiglio Comunale

PREMESSO CHE

Il 28 novembre 2018 il presidente della Repubblica ha firmato il decreto legge “Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”.

All’interno di tale provvedimento viene proposto di estendere la vendita dei beni confiscati ai privati, attraverso asta pubblica, dei beni immobili di cui non sia possibile effettuare la destinazione o il trasferimento per finalità di pubblico interesse.

CONSIDERATO CHE

Il primo provvedimento volto a contrastare in modo organico la mafia, attraverso una disciplina specifica rispetto alle altre forme di delinquenza organizzata, risale al 1982, Legge N. 646 Rognoni-La torre. “ Disposizioni in materia di misure di prevenzione di carattere patrimoniale”. La legge introduce nel nostro ordinamento la fattispecie del delitto di associazione per delinquere di tipo mafioso (art. 416 bis c.p.). Inoltre sono introdotte misure di prevenzione patrimoniali (sequestro e confisca dei beni) che si affiancano a quelle personali, rese ancora più stringenti.

Nel tempo attraverso questi importanti interventi normativi si sono potenziati i mezzi di aggressione dei patrimoni, mezzi che hanno permesso la creazione di un importante nucleo di beni confiscati. L’esigenza di utilizzare questo patrimonio per interesse pubblico, unita alla pressione di più di 1600 associazioni contro le mafie capitanate da Libera ha favorito la nascita della legge n.109 del 7/03/1996 “ Disposizioni in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati”.

Questo provvedimento perfeziona e meglio regola quello che riguarda l’amministrazione e la successiva destinazione dei beni, prima sequestrati poi confiscati, prevedendo un riutilizzo sociale degli stessi. L’esigenza di utilizzare questo patrimonio per finalità di interesse pubblico, porta con se due grandi significati. Da un lato un significato culturale e politico, in quanto la legge permette alla collettività di riappropriarsi di beni che le sono stati sottratti attraverso attività illegali e illecite, e quindi di promuovere la legalità, attraverso il riutilizzo di beni ed aziende sottratti alla criminalità come occasione di rilancio economico del territorio. Dall’altro, indicare un utilizzo volto all’interesse pubblico e fini sociali, significa impedire che le organizzazioni criminali di natura mafiosa possano riappropriarsi dei beni che sono stati loro confiscati.

RITIENE CHE

Nel nuovo testo l’estensione della vendita dei beni confiscati ai privati, ricorrendo all’asta, comporta una grande preoccupazione che i beni messi all’asta non solo siano venduti a prezzi svalutati ma, altresì, che il loro acquisto possa essere realizzato da componenti di quella “area grigia”, composta da professionisti, imprenditori, faccendieri, che agisce formalmente nella legalità, ma in realtà opera per la riuscita di operazioni commerciali e finanziarie capaci di riciclare il danaro sporco e di provenienza illecita (es. evasione fiscale, truffe, frodi). Il pericolo che si eludano i vincoli per garantire una vendita controllata sono molto concreti.

La possibilità di estendere la vendita dei beni confiscati ai privati rappresenta una scelta politica precisa, che apre una frattura nella attuale normativa. Di fatto si rende vulnerabile un sistema di norme e leggi che negli ultimi vent’anni hanno aggredito il patrimonio accumulato illegalmente rendendo concreta la possibilità che lo stesso possa ritornare nelle mani di coloro a cui era stato sottratto.

INVITA IL SINDACO E LA GIUNTA

A prendere posizione contro questo provvedimento del Governo, a impegnarsi a riferire in Consiglio comunale sullo stato dei beni sequestrati nel territorio, a approfondire il tema avvalendosi anche dell’esperienza delle associazioni che si occupano del settore, e a farsi parte attiva attraverso il tavolo presso la Prefettura di Bologna con l’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, affinché i beni confiscati presenti sul territorio di Bologna e nella regione Emilia Romagna vengano utilizzati per scopi socialmente utili, evitandone così l’”impropria” vendita ai privati.

A farsi carico di promuovere l’individuazione di fondi e risorse finalizzate alla riqualificazione di beni confiscati, come avvenuto con Villa Celestina, esempio virtuoso dove il Comune di Bologna, attraverso fondi del Ministero delle Infrastrutture, ha previsto di realizzare alloggi per sfrattati e giovani coppie, ed ha avviato le procedure per l’assegnazione da parte dell’Agenzia Nazionale dei beni Confiscati.

F.to E. Leti, C. Mazzanti, L. Bittini, M. Ferri, A. Colombo, I. Angiuli, R. Li Calzi, G. Di Girolamo, F. Mazzoni, S. Lembi, F. Errani, G. Montera, M. Campaniello, V. Zanetti, R. Persiano, F. Martelloni, E. Clancy.