Lunedì 28 maggio 2018 il consigliere comunale Claudio Mazzanti ha presentato il seguente intervento di inizio seduta in Consiglio comunale.

Di seguito il testo dell’intervento.

Recentemente, sulla cronaca cittadina, sono usciti degli articoli relativi alla crisi che investe alcuni comparti urbanistici della città di Bologna e nella fattispecie il comparto Navile. Giorni prima il Lazzaretto. Sembra quasi che ci si scordi della pesante crisi immobiliare che c’è stata fra il 2008 e il 2011/2012 in tutto il mondo, Italia compresa. Comunque attenzione perché una parte di quegli articoli che riportano il fallimento dell’impresa che doveva operare per realizzare il “Katia Bertasi” – e non è su questo che mi soffermo perché l’Assessore Gieri venerdì in Consiglio ha risposto ampiamente e mi ritrovo pienamente nelle parole che lei ha riportato -, ma la cosa su cui volevo intervenire invece era quella parte che parla delle aree messe all’asta, in questo caso è stata riportata quella che ha fatto il Comune di Bologna. Possiamo però parlare anche dell’asta fatta su un altro comparto, che a Bologna per quasi tutti i comparti, come Milano e come Torino, tantissime imprese storiche non ci sono più perché fallite in seguito alla crisi immobiliare dell’edilizia. C’è un comparto per il quale, quando hanno fatto l’asta, si sono presentati ma nessuno ha fatto un’offerta.

Chiediamoci una cosa: cosa sta succedendo nei valori fondiari interessati per le città italiane, ma anche tedesche, di tutta Europa, di tutto il mondo? Sta succedendo una cosa molto semplice, proprio in questi giorni, ma non ha avuto rilevanza, si è risolto il problema del comparto F. Forse non faceva notizia il fatto che un comparto del mercato fosse stato acquisito ed è interessato alla realizzazione di quel lotto di intervento edilizio, i valori si sono dimezzati. Pensate che la Cassa di Risparmio ha venduto i suoi sedici ettari allora, in periodo di boom, venticinque anni di crescita, a 89 milioni di euro sconfiggendo altri tre concorrenti, uno ne proponeva 85, uno 82 e quello che proponeva meno 79; pensate che oggi quei valori sono meno che dimezzati! Per cui la domanda che mi faccio è molto semplice: chi oggi vuole partire (e tanti vorrebbero partire) è chiaro ed evidente che quelle aree fanno una cosa molto semplice, non le vogliono pagare ai valori del 2008, ma le vogliono pagare ai valori attuali, quindi chi ha voglia di costruire e fare buoni affari oggi sul mercato immobiliare può comprare aree che sino a pochi anni fa (parlo di due o tre anni fa) erano inaccessibili. Oggi sono accessibili, quindi quello che non si dice è questo, quel comparto è in agonia, ma è pienamente vivo e sta andando avanti.