Lunedì 8 gennaio 2018 il consigliere comunale Andrea Colombo è intervenuto ad inizio seduta in Consiglio comunale sulla revoca della domenica ecologica in occasione della partenza dei saldi.

Di seguito è disponibile il testo dell’intervento, tramite link il relativo comunicato stampa.

Ma davvero a Bologna l’aria è così buona da poter revocare la domenica ecologica per saldi?

E’ notizia dei primi giorni di questo nuovo anno la decisione del Comune di Bologna di revocare la “domenica ecologica” prevista per ieri, domenica 7 gennaio 2018, in occasione della partenza dei saldi, su richiesta di Confcommercio — Ascom, inoltrata dalla Regione ai Comuni, che erano chiamati a valutare in base alla propria situazione locale. Ovviamente nessuno mette in dubbio la legittimità della scelta, che merita però qualche considerazione di merito dal punto di vista della sua opportunità nell’attuale contesto.

Anzitutto, è importante ricordare che le “domeniche ecologiche” sono pensate non tanto per gestire i picchi di inquinamento, per i quali ci sono le apposite misure emergenziali, ma soprattutto per aumentare la vivibilità dei centri abitati nei week-end e per sensibilizzare i cittadini verso stili di vita sostenibili nella mobilità, come afferma espressamente il PAIR (piano aria integrato regionale) approvato la scorsa primavera. Ora, mi chiedo: se le domeniche ecologiche sono un provvedimento strutturale che prescinde dai livelli contingenti di smog, ha senso revocarlo in base ai dati del momento, come ha scelto di fare il Comune di Bologna? Già sono soltanto 6 giornate all’anno, per fare respirare un po’ la nostra città e i nostri polmoni, almeno lasciamo quelle, piuttosto che ridurle…

Tra l’altro, non possiamo ignorare che l’aria a Bologna continua a registrare criticità rilevanti. Stamattina l’ARPAE ci informa che ieri, 7 gennaio, cioè proprio il giorno di mancata domenica ecologica, ma anche venerdì e sabato subito prima, la nostra città ha superato i limiti di legge di PM10: tre giorni di seguito già nella sola prima settimana del nuovo anno. E il 2017 non si è chiuso meglio: 40 sforamenti di polveri sottili nella centralina di Porta San Felice, il dato peggiore degli ultimi quattro anni, in violazione della normativa europea e nazionale che in via eccezionale ne ammette al massimo 35 all’anno — e ricordiamoci che sono soglie convenzionali, a cui non corrisponde purtroppo un rischio zero per la salute umana.

Ma non è solo una questione di qualità dell’aria, c’è da considerare anche un aspetto più complessivo di mobilità sostenibile, verso cui, a parole, diciamo giustamente di voler andare, ma i fatti e le scelte concrete purtroppo non sempre risultano del tutto coerenti. Ebbene, le linee di indirizzo del nuovo PUMS (piano urbano della mobilità sostenibile, che ci apprestiamo a costruire e approvare durante i prossimi mesi) fissano al 2020 l’obiettivo di ridurre del 20% il traffico privato di auto e moto. Mi chiedo: come pensiamo di raggiungere entro due anni questo target? La logica, prima di ogni altra considerazione politica o tecnica, dice che ci avvicinano a quell’obiettivo misure ancora più forti di promozione del trasporto pubblico e della ciclo-pedonalità e di disincentivo all’uso del mezzo privato, mentre ci allontanano da quell’obiettivo misure che vanno nella direzione esattamente opposta di allentare le limitazioni e incentivare l’uso della macchina. Non serve aggiungere altro.

Tuttavia, la cosa che più mi ha colpito di questa decisione — presa, com’è scritto nell’ordinanza comunale, “per favorire gli spostamenti dei cittadini” — è il messaggio culturale sottostante, cioè, di nuovo, che più auto uguale più commercio. Che gli affari aumentino con l’uso del mezzo privato è un paradigma vecchio, superato dai fatti e dalla storia, che dovremmo esserci lasciati alle spalle ormai da tempo: oggi, rispetto a dieci anni fa, non lo pensa più la maggior parte degli amministratori, dei cittadini, e ormai anche dei negozianti. Il dibattito di questi giorni, invece, porta un po’ le lancette dell’orologio indietro, ai tempi in cui su richiesta delle associazioni dei commercianti si discuteva se spegnere Sirio in dicembre per favorire lo shopping natalizio. L’ultima volta è stata 8 anni fa, poi il tema è proprio uscito dall’agenda della città: non voglio pensare che siamo tornati così indietro; i T-days dovrebbero aver dimostrato in abbondanza che è la possibilità di camminare in pace e sicurezza ad attrarre le persone e aiutare veramente il commercio!

Concludo con una riflessione più complessiva sulla tutela della salute e dell’incolumità dei cittadini. Affermare oggi a Bologna che la qualità dell’aria è buona al punto da potersi permettere di ridurre le limitazioni al traffico inquinante, dopo che nel 2017 siamo stati fuori legge e abbiamo registrato il risultato peggiore di sforamenti di PM10 degli ultimi 4 anni, è un po’ come escludere a priori la necessità di nuovi autovelox nella nostra città, dopo che nel 2017 sono aumentati i morti e feriti negli incidenti stradali e sono raddoppiate le vittime tra pedoni, ciclisti e anziani rispetto all’anno precedente, spesso a causa dell’eccesso di velocità dei veicoli a motore…

Tradizionalmente, in occasione delle festività natalizie e di capodanno, si augura prima di tutto la salute alle persone a cui si tiene: ecco, vorrei che la salute fosse non solo un augurio, ma, per chi come noi ha la responsabilità di amministrare una città e una comunità, anche e soprattutto un impegno, da portare avanti con scelte concrete e coerenti.