Lunedì 4 dicembre 2017 la consigliera comunale Federica Mazzoni è intervenuto ad inizio seduta in Consiglio comunale sul dibattito in merito all-offerta dei servizi educativi anche nei periodi di chiusura.

Di seguito è disponibile il testo dell’intervento, tramite link è inoltre consultabile il relativo comunicato stampa.

Arrivano le feste natalizie e torna a Bologna, come ormai da qualche tempo, la discussione in merito alla possibilità -più spesso per la verità si tratta di impossibilità- di avere servizi educativi di qualità e del sistema pubblico integrato per bambini e bambine nei giorni a cavallo delle festività, periodo nel quale non sempre mamme e papà hanno le ferie dal lavoro per tutta la durata delle vacanze e non tutte le famiglie hanno a disposizione nonni in grado di stare con i nipotini.
Questo può piacere o meno; qualcuno potrà condannare un sistema del lavoro – ormai imperante per le persone più giovani, proprio quelle che hanno figli piccoli oggi- che non concede tregua tra turni di lavoro, orari non sempre compatibili con la vita familiare, a contratto, a chiamata, a prestazione, in libera professione, in servizi che magari, proprio nei periodi di vacanza per quasi tutti, hanno un aumento di richieste; e in queste critiche posso anche essere in larga parte d’accordo, ma c’è un dato di fatto incontrovertibile: al momento questa è una parte della realtà che molti e molte cittadine si trovano a vivere, appunto che piaccia o no. E non rinunciando a combattere disuguaglianze e condizioni di lavoro inique e precarie per molti lavoratori e lavoratrici, non mi accontento di fare solo una battaglia di principi – certamente giusta- ma di più lungo periodo, dimenticando però di dare risposte alle famiglie e ai bambini che sono piccoli ora, che se dobbiamo concentrarci solo sulle battaglie macro fanno in tempo a crescere un bel po’ e le famiglie ad arrangiarsi.
Dicendo questo dimentico o metto in secondo piano i bambini e le bambine? No, tutt’altro. Sono però convinta che non si possa parlare del benessere e di buona educazione per i bambini prescindendo dalle loro famiglie.
Che ci siano o meno servizi questi bambini non staranno con la loro mamma e con il loro papà, se questi devono lavorare. E allora, forse è meglio attrezzarsi affinché i bambini e le famiglie abbiano le condizioni migliori possibili anche in quelle giornate. Di sicuro quelle con maggiori risorse sia economiche che culturali non si troveranno eccessivamente in difficoltà, ma io penso alla grande maggioranza che in questa situazione non si trova. Ha ragione Sonia Sovilla della segreteria confederale della Cgil metropolitana quando dice che questo, tra l’altro, è un problema che riguarda ancora una volta e soprattutto le donne lavoratrici e madri e che è necessaria una mobilitazione e una presa di coscienza di come siano necessari nuovi strumenti di conciliazione.
Mi trovo d’accordo con il Presidente dell’Istituzione Educazione e Scuola, Paolo Marcheselli che afferma: “Non chiamiamoci fuori, teniamo aperta la possibilità, almeno discutiamone“, ecco su questa cornice di ragionamento chiedo anche io all’Amministrazione di valutare una possibilità, in primo luogo di analizzare meglio i bisogni delle famiglie che frequentano con i loro bambini i nidi e le scuole dell’infanzia. Per capire se e come procedere è quanto mai necessario raccogliere le loro voci, come ho già avuto modo di dire, sarebbe opportuna una rilevazione approfondita, un questionario per capire meglio come si organizzano le famiglie? in quanti sono davvero in difficoltà? e agire di conseguenza, affinché l‘organizzazione dei nostri servizi educativi possa corrispondere meglio alle reali esigenze di oggi, rilevate e analizzate, senza venire meno alla qualità pedagogica che li contraddistingue.