Lunedì 5 novembre 2018 la consigliera comunale PD Isabella Angiuli è intervenuta ad inizio seduta in Consiglio comunale sulla classifica che mette la nostra città al primo posto nella classifica delle città italiane sul lavoro.

Online è inoltre disponibile il comunicato stampa.

Già un paio di settimane siamo saliti sul podio più alto grazie a #ICITYRATE2018, un indice frutto di uno studio serio ed approfondito di un paniere di indicatori e fonti altamente affidabili presentato a Firenze.
Guadagniamo il primo posto della classifica delle città italiane sul lavoro, grazie alla combinazione di dati sull’occupazione, sulla qualità del lavoro, sul contrasto al lavoro irregolare, sul lavoro giovanile, sulla formazione professionale.

Bologna risulta la prima città italiana anche nel campo dell’energia, della partecipazione civica ed è terza in classifica generale, dopo Milano e Firenze. Sappiamo dove dobbiamo lavorare tutti insieme per difendere il primato e dove dobbiamo impegnarci per scalare i vertici della classifica sui diversi fronti.
Non per la classifica in sé, ma per la nostra comunità cittadina.

Questa classifica viene confermata dagli articoli di questa mattina che riportano gli esiti di uno studio della nostra Camera di Commercio che ha confrontato i dati 2017/2018 con quelli di 10 anni fa.

Nel giro di 10 anni, Bologna ha recuperato i livelli di occupazione pre-crisi e mantiene il primato italiano per tasso di occupazione (anche femminile).

La nostra provincia è infatti al primo posto sia per tasso di occupazione generale (53% contro una media italiana del 44.2% che per occupazione femminile 47.6 contro 35.9%. un record però che ci racconta l’indagine mantenuto soprattutto aumentando l quote di lavoratori over 55 . nella fascia 55 – 64 anni la percentuale di occupati in 10 anni è passata dal 36.7 al 63,4% e al contempo le fasce più giovani diminuiscono. Dal 47 % al 37% i giovani tra i 15 e i 29 anni,

Ma questa indagine ci racconta anche una trasformazione epocale del nostro tessuto produttivo che in un decennio vede la manifattura perdere quasi un quinto della manodopera a favore dei servizi e del terziario che al contrario vedono crescere del 14% il numero di lavoratori.

Dunque la recessione del 2008 ha trasformato radicalmente il tessuto produttivo della nostra città.

Il numero di disoccupati a Bologna si attesta nelle 25.0000 unità, in primis perché la crisi ha modificato il nostro tessuto produttivo.

Bologna dunque rispetto al 2008 ha un tessuto molto più terziarizzato. In questo ambito, commercio e alberghi e ristoranti sono aumentati del 5,4% fino a quasi 94.000 lavoratori. Dunque l’agricoltura resta marginale, l’industria è diminuita dal 33 al 25,8% mentre i servizi sono aumentati dal 65,5% al 72%.

Nonostante il calo della forza lavoro il settore manifatturiero resta ancora molto competitivo considerato il suo valore aggiunto che tra il 2000 e il 2015 è cresciuto del 21% laddove l’agricoltura nello stesso periodo perde l’11% di valore aggiunto.

Di questi dati dobbiamo tener conto nella nostra programmazione dice il Presidente della Camera di Commercio Veronesi, L’innovazione, prosegue, pone un tema forte di formazione.

E in questo contesto nel quale l’industria anche a seguito della rivoluzione digitale continua a perdere manodopera, si inseriscono anche dati non proprio confortanti che provengono dalle prime analisi sull’impatto del cd decreto dignità. Dal 1 novembre è infatti partita la stretta per oltre 500 mila lavoratori e aziende che da metà luglio hanno optato per il periodo cosiddetto transitorio (previsto dal decreto). Si tratta soprattutto di giovani diplomati e residenti al Nord. Il 18% dei 2,9 milioni di lavoratori a tempo determinato stimati dal sole 24 ore in Italia su dati Istat.

Sul fronte dei nuovi contratti a tempo determinato l’osservatorio sul precariato dell’Inps ha registrato tra luglio e agosto 2018 un calo delle attivazioni che risultano essere dimezzate. A luglio sono stati sottoscritti 310.838 contratti a tempo determinato ad agosto invece si è scesi a 165.998. Un trend negativo solo in parte influenzato dalla stagionalità .

L’Istat registra che la diminuzione si concentra nei contratti a tempo indeterminato che solo nel mese di settembre 2018 calano di 77.000 unità .

Insomma il primato sull’occupazione di Bologna, a partire da quello femminile è molto lusinghiero ma io credo che la politica non possa e non debba dormire sonni tranquilli.

In primis perché oltre alla disponibilità di lavoro, occorre sempre lavorare in previsione di una stabilità e qualità del lavoro stesso, e non dimenticare che sono molti i giovani che tuttora non riescono a trovare lavoro. La politica, in primis quella che oggi governa questo Paese dovrebbe essere in grado non di cavalcare i malumori bensì ascoltare con molta attenzione i primi ma forti segnali di malcontento. Sono molti gli imprenditori (ne conosco personalmente diversi) che si sono messi alla finestra, che prima di investire o assumere, oggi, attendono di capire cosa succederà e in cosa si concretizzeranno effettivamente le nuove norme sul lavoro.

È un peccato se si pensa che molte in pochi mesi si è appannata la vivacità degli ultimi anni (c’è un bel pezzo di Luciano Nigro di questa mattina) che condivido e titola: se la politica deprime l’economia. Per questo chiedo a chi fa politica di dimostrare responsabilità in primis verso la nostra città che per prima vedremmo arretrare nei risultati faticosamente raggiunti negli ultimi 10 anni.