Lunedì 28 gennaio 2019 la consigliera comunale PD Federica Mazzoni intervenuto con il seguente intervento di inizio seduta in Consiglio comunale in merito agli effetti del legge 132.

Online è inoltre disponibile il relativo comunicato stampa.

Gli effetti di quello che è stato il Decreto Salvini, ora legge 132, iniziano a manifestarsi nella loro violenza, nel loro cinismo elettorale, nella loro strafottenza incapace di provare compassione e di governare il fenomeno delle migrazioni. Fenomeno che viene usato come un grimaldello per cementificare e acuire paure contro presunti nemici che “ci invadono” e portano insicurezza. Guardando l’attuale Governo lo capisco e non mi stupisco troppo; è più facile fare così che risolvere davvero le cause delle insicurezze, legittime, che assillano gli italiani.

E così cominciano a vedersi le prime azioni in cui si cacciano persone da strutture di accoglienza. È ciò che è capitato al CARA di Castelnuovo di Porto, a nord di Roma, in un vero e proprio blitz, che ha sgomberato 320 migranti. Persone, famiglie e bambini, messi alla porta, interrompendo un lavoro di integrazione proprio lì avviato. I racconti dei parlamentari PD andati lì in sopralluogo sono drammatici.

Ma il Sindaco Travaglini ha reagito, proponendo una soluzione che noi qui a a Bologna, grazie al lavoro congiunto dell’Amministrazione comunale con i soggetti attuativi, conosciamo bene: un pre-accordo con la Prefettura con un’accoglienza diffusa certificata e garantita dal Comune che prevede la possibilità per alcune di queste persone di essere accolte dai cittadini del posto che si sono resi disponibili. Un’accoglienza molto simile al progetto VESTA, inserito nel percorso SPRAR voluto e creato qui a Bologna. Grazie al progetto VESTA è nato un gruppo di cittadini e cittadine, presto associazione, di Famiglie Accoglienti che hanno ospitato e continuano a vivere con ragazzi richiedenti asilo. Sabato si sono ritrovate in una giornata di studio al Centro Montanari di Navile per approfondire e confrontarsi su come contrastare gli effetti di quanto deciso dal Governo. Ho partecipato alla giornata, ai tavoli di lavoro e anche in questa sede rinnovo il mio ringraziamento per non essere inermi, per essere pacificamente battaglieri e riconfermo tutto il mio sostegno e impegno a questa mobilitazione.

Quel che è sicuro è che è proprio avere voluto lo SPRAR che, per ora, mette al riparo la nostra città dai primi effetti della 132. Ma qui voglio segnalare con forza che non ci rassicurano affatto le parole dei funzionari del Ministero degli Interni che tentano di mitigare con un presunto atteggiamento di buon senso derivato da un gioco delle parti, i messaggi di fuoco e fiamme, propagandistici e violenti, da Twitter, di Salvini. Non è edulcorato il messaggio -dicendo che in qualche modo troveremo una soluzione con gli enti locali- che si rende migliore una legge sbagliata. Una legge che nella sua attuazione farà ricadere sui Comuni, sui nostri servizi sociali il peso di una ulteriore precarizzazione dei migranti, a cui gli stessi Comuni dovranno porre rimedio.

E come a Castelnuovo di Porto, è proprio dai Comuni che deve venire una ferma difesa dei modelli di accoglienza che hanno dimostrato che la scommessa su cui puntare è l’integrazione; proprio ciò che la 132 smantella creando persone “irregolari” senza alcuna prospettiva.

In questo senso non è che siamo soddisfatti della trasformazione dell’hub di via Mattei in CAS, pensando che è cmq meglio di un CPR. È solo un po’ meno peggio, ma abbatte lo stesso un sistema che funzionava. Solo dai Comuni, anche da Bologna, può venire una reazione di resistenza a questo progetto di demolizione.

E non ci possono essere mezze misure rassocuranti; chi governa ha deciso e i problemi arriveranno, deve essere chiaro chi li ha creati.

La volontà di restare umani, nonostante leggi che umiliano e distruggono il principio di accoglienza e solidarietà, continua a diffondersi.

Intanto il Sindaco Travaglini ha emesso un’ordinanza di protezione civile (come se ci fossero terremotati) per affrontare la situazione. Certo, perché gli ordini dal Governo arrivano senza concordare nulla con chi amministra le città, tanto non è il Ministro dell’Interno che incontra per strada i cittadini che chiedono conto, non è il Ministero dell’interno che ha sotto agli occhi queste persone sbattute per strada. Ma mentre dico questo, penso che sto forse sbagliando….anche se le avesse di fronte agli occhi non cambierebbe nulla e la ripugnanza di quanto accaduto si fa ancora più forte.

“Quando vengono compiute violenze ci sono sempre modalità analoghe. Ma c’è una cosa che, a differenza di altri trovo identica ad allora: il distacco, il disnteresse collettivo verso persone che, pur con storie diverse, decidono di mettere pochi oggetti in valigia, lasciare le propie case e lasciarsi la vita intera, la propria città, pur sapendo di rischiare la morte, di afrla rischiare ai figli piccoli (…) va sottolineata l’analogia tragica dell’indifferenza e bisogna aiutare gli italiani a respngere la tentazione a voltarsi dall’altra parte.
Questa è Liliana Segre, ed è questo disinteresse che dobbiamo contrastare. Sono felice che da Bologna arrivino segnali in controtendenza.

Sarà che ieri era la Giornata della Memoria delle vittime dell’Olocausto, e che proprio in questa aula venerdì scorso abbiamo potuto tutti ascoltare un intervento denso e profondo, estremamente concreto, del Professor Vercelli che ci ha ricordato come i crimini peggiori siano avvenuti attraverso la loro banalizzazione, la loro normalizzazione, a sostegno della difesa dell’ordine precostituito sulla scia di una paura delle differenze, non volendo una democrazia plurale che porta in sé una fisiologica gamma di sfumature viste però solo come disordine da reprimere, eliminare.

Il Professor Vercelli scrive:
«Se nessuna memoria dei morti fosse rimasta, il crimine sarebbe stato pressoché perfetto. Alla cenere avrebbe corrisposto l’oblio. La negazione era parte stessa della tragedia che si andava consumando, entrando a pieno titolo nelle dinamiche della macchina dell’assassinio di massa»
Ieri come oggi, se non ci fosse la testimonianza di chi è sopravvissuto, se non ci fossero le immagini, le cronache di giornalisti lucidi e coraggiosi a scuotere chi ha ancora umanità e desiderio di un mondo libero, accogliente e plurale, bè qualcuno potrebbe dire “non sapevo, non avevo capito”, ma oggi no, nessuno può dirlo. Chi lo accetta, chi si volta dall’altra parte, è responsabile. Ieri, come oggi.