Lunedì 11 giugno il consigliere comunale Michele Campaniello è intervenuto ad inizio seduta in Consiglio comunale sul tema della lotta alla povertà.

Online ed in allegato è disponibile il relativo comunicato stampa, di seguito il testo dell’intervento.

Durante un incontro con i leader mondiali del settore dell’Energia, Papa Francesco ha lanciato il monito di essere al servizio di poveri e dell’ambiente, “perché non c’è tempo da perdere” monito che faccio mio, in quanto, ritengo debba riguardare non solo il leader del settore energetico, cui il Papa si riferiva nel suo discorso del 9 giugno u.s. ma, anche tutti gli amministratori pubblici e privati indipendentemente dalla casacca politica che indossano.

Gentile Presidente, in Italia 4,7 milioni di persone vivono in condizioni di povertà assoluta, mentre in Emilia-Romagna le persone in stato di povertà assoluta sono 249.135, pari al 5,6% dei residenti. Si stima inoltre, che sul nostro territorio regionale ci siano altre 395.947 persone a rischio povertà.

Malgrado si tratti di una delle Regioni che conserva un livello di benessere tra i più alti d’Italia, anche l’Emilia-Romagna ha risentito della crisi economica che, a partire dal 2008, ha portato molte persone e famiglie a scivolare in una condizione di povertà e disagio.

Nel 2016, la Regione Emilia-Romagna ha introdotto il RES (il Reddito di solidarietà): una misura di sostegno al reddito alternativa a quella nazionale che allora si chiamava SIA (sostegno inclusione attiva).

Com’è noto, i criteri per accedere al SIA o al RES erano diversi, mentre infatti, il SIA era un contributo destinato solo alle famiglie al ricorrere di determinate condizioni, il RES si basava su un criterio d’accesso essenzialmente economico, ad ogni modo, RES e SIA si escludevano a vicenda, chi accedeva al RES non poteva accedere al SIA e viceversa.

Da settembre 2017 ad aprile 2018, il RES emiliano-romagnolo è stato erogato a 6.207 famiglie in cui vivono 14.346 persone.

Con il D.Lgs 147/2017, dal 1 gennaio 2018, il Governo italiano ha trasformato il SIA in REI (reddito d’inclusione).

La nuova misura nazionale si ispira al RES emiliano-romagnolo, e questo, mi sia consentito, per noi cittadini di questa Regione è certamente un motivo di vanto. Dal 1 luglio 2018 il REI utilizzerà, dunque, come unico criterio d’accesso quello economico esattamente come il RES e pertanto, le platee di questi due interventi saranno identiche.

Per questo motivo, la Regione Emilia-Romagna sempre in prima linea per la lotta alle povertà, ha deciso, a sua volta, di trasformare il Reddito di solidarietà in un reddito minimo aggiuntivo (e non più alternativo) rispetto alla misura nazionale.

Il nuovo Reddito di solidarietà emiliano-romagnolo prevede l’erogazione di un contributo mensile che andrà ad aggiungersi alle somme erogate come Reddito di inclusione dallo Stato, a patto che si aderisca ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa.

Il decreto legislativo 147 contiene in sé due dei capisaldi della nostra Costituzione Repubblicana in quanto, afferma, al contempo, il principio di uguaglianza sancito dal nostro art. 3 della Costituzione il quale recita che: “…Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. … e poi: …è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese… .

Il Reddito di inclusione, infatti, come previsto dall’articolo 2 comma 2 del D.Lgs. 147/17, esattamente come avviene per il Reddito di solidarietà emiliano-romagnolo, è una misura di carattere universale di cui potrà beneficiare: una platea molto ampia, anche se non esaustiva delle persone che versano in stato di povertà.

Si tratta delle fasce di popolazione individuate tra le più bisognose, in continuità con il SIA (Sostegno per l’inclusione attiva) e l’ASDI (Assegno di disoccupazione), che il REI andrà a sostituire in via espansiva.

Potranno usufruire del REI: 1) i cittadini italiani; 2) i cittadini comunitari; 3) i familiari di cittadini italiani o comunitari, non aventi la cittadinanza in uno Stato membro, titolari del diritto di soggiorno o diritto di soggiorno permanente; 4) i cittadini stranieri in possesso del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo 5) i titolari di protezione internazionale (asilo politico, protezione sussidiaria) che siano residenti in Italia da almeno due anni al momento della presentazione della domanda.

Il ReI costituisce un livello essenziale delle prestazioni, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera m) e questo rappresenta un secondo capo saldo che si intende affermare con l’entrata in vigore di questa norma posto che: “…i diritti civili e sociali .. devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale..”.

Aggiunge poi il comma 13 dell’art. 2 del D.Lgs. 147/17 che le previsioni di cui al presente decreto legislativo devono essere attuate nel limite delle risorse disponibili nel Fondo Povertà.

Ed è anche su questo tema che si concreta l’ordine del giorno di cui chiedo la trattazione immediata per impegnare il Sindaco e la Giunta a richiedere al Parlamento ed al Governo la rapida approvazione di misure di lotta alla povertà che abbiano portata universalistica, come previsto dal reddito di solidarietà approvato dalla Regione Emilia-Romagna, e siano vincolate comunque ad un percorso di reinserimento lavorativo e sociale e volte a consentire ai beneficiari, in prospettiva, il superamento della soglia di povertà relativa e la conquista di una condizione di autonomia.

A richiedere inoltre, al Parlamento ed al Governo di incrementare il finanziamento del REI per garantire anche alle persone che versano in uno stato di povertà relativa l’accesso a questa misura di sostegno ed offrire una risposta immediata alla loro condizione.

Il governo Gentiloni ha destinato per il REI 2 miliardi di euro per il 2018; 2,5 miliardi di euro per il 2019; 2,7 miliardi di euro annui per il 2020.

La Regione Emilia-Romagna dal canto suo ha stanziato per il proprio reddito minimo 102 milioni di euro per il triennio 2018 -2020 che fanno parte di un più ampio piano di lotta alle povertà di 234 milioni sempre nel triennio 2018 -2020.

La direzione tracciata dalla Regione emilia-romagna è sicuramente quella giusta, chiediamo però che le persone in difficoltà non vengano lasciate sole, chiediamo che al di là dei proclami elettorali si tenga conto di chi è rimasto indietro e necessita di sostegno, chiediamo che nel pieno rispetto della nostra carta costituzionale si diano delle risposte immediate ai problemi contingenti, si tratta dunque, gentile Presidente, di capire da che parte si vuole stare, da quella di chi la povertà la combatte con misure concrete oppure di chi fa vane promesse.