Lunedì 15 aprile 2019 la consigliera comunale PD Giulia Di Girolamo è intervenuta ad inizio seduta in Consiglio comunale riguardo all’operazione ‘Rimpiazzo’ che ha portato anche a Bologna ad arresti per droga.

Di seguito il testo dell’intervento di inizio seduta. Online è inoltre disponibile il relativo comunicato stampa.

“Anche in Emilia abbiamo perso l’innocenza”. Parole pronunciate da Monsignor Zuppi in occasione della presentazione del libro del Dott. Pignatone. E ritengo non ci sia frase migliore per iniziare questo mio intervento.

L’operazione Rimpiazzo, della settimana scorsa, segna ancora una volta un traguardo importante raggiunto dalla Procura di Catanzaro, dai numerosi investigatori e forze di polizia coinvolte in tutto il territorio nazionale, che ringrazio, insieme al Procuratore Nicola Gratteri per il lavoro quotidiano che svolge nell’ambito del contrasto alla ‘ndrangheta. Ma dobbiamo guardare anche l’altra faccia della medaglia, quella meno rassicurante: questa operazione conferma e rafforza la presenza della ‘ndrangheta sia in Emilia, sia a Bologna, dove, secondo l’indagine condotta dal 2011, la cosca dei Piscopisani di Vibo Valencia avevano la base operativa. Una locale di ‘ndrangheta, cresciuta in seno al potente clan dei Mancuso di Limbadi, i cui vertici avevano deciso di mandare al nord due fratelli per trafficare droga (cocaina soprattutto, ma anche marjuana e hashish) e recuperare armi per regolare i conti tra ‘ndrine in Calabria. Droga che i piscopisani, acquistavano da Vincenzo Barbieri, già conosciuto dalla Squadra Mobile di Bologna, considerato uno dei massimi importatori di cocaina dalla Colombia.

Droga e armi che viaggiavano per le varie destinazioni non solo su gomma ma anche in treno e in aereo. Come al solito, un sistema ben organizzato e in grado di muovere in più direzioni e con tutti i mezzi merci e persone distribuite strategicamente in tutta Italia.

Al servizio della ‘ndrina calabrese in città, inoltre, studenti fuori sede domiciliati a Bologna, che usavano l’Università come base per piazzare gli ingenti
quantitativi di droga, che in questo modo riempivano le vie e le piazze di polvere bianca e non solo. E sul tema delle droghe sono intervenuta più volte in questo consiglio,
ribadendo la necessità di trovare delle soluzioni che vadano a toccare il tema a 360 gradi. E’ impensabile e quantomai inappropriato infatti, anche alla luce di quanto ho detto fin ora, affrontare il problema a compartimenti stagni. Le politiche di contrasto vanno pensate in un’ottica complessiva, che tenga insieme l’aspetto sanitario, economico e criminale e questa a mio avviso può essere l’unica strada percorribile per fronteggiare in maniera efficace il fenomeno.

Questa operazione, dunque, delinea un quadro che va oltre l’allarme criminalità. Ed è in questo quadro che la politica deve tornare ad occupare un ruolo centrale nel contrasto e prevenzione, coadiuvando quotidianamente il lavoro prezioso di magistrati e investigatori, attraverso una seria e costante presa di posizione su questi temi, riportandoli necessariamente all’interno del dibattito pubblico e creare momenti di formazione e confronto con le categorie e con i soggetti economici più fragili che troppo spesso ritengono vantaggioso e conveniente venire a patti con le mafie. Lo stesso Mons Zuppi ha sottolineato come certi presidi di legalità, in questi anni, non sono stati evidentemente sufficienti, vista la sempre maggiore radicalizzazione della mafia nel nostro territorio. E quindi, creare un dibattito consapevole sul tema, parlarne vuol dire rafforzare quegli anticorpi necessari per avviare un processo di sradicamento della malapianta criminale, azione che fin ora è stata troppo timida e troppo poco condivisa con la base, ovvero i cittadini. La forza delle mafie si basa anche sul consenso popolare, sulla capacità di offrire un’alternativa allo Stato.

A noi tocca il compito di togliere alle mafie il potere di agire su questo terreno fertile rendendolo responsabile e consapevole. Questo deve essere il nostro obiettivo, e direi non più rimandabile.