Lunedì 30 ottobre 2017 la consigliera comunale Mariaraffaella Ferri è intervenuto in Consiglio comunale in merito a programma comunale per l’inclusione sociale delle persone di etnia Rom e Sinti presenti a livello locale.

Di seguito è disponibile il testo dell’intervento.

Desidero intervenire brevemente, perché molte cose sono gia’ state dette, sulla Delibera per l’approvazione del Programma comunale per l’individuazione delle microaree per l’inclusione di Rom, Sinti e Caminanti.

Ho seguito attentamente il progetto nel suo non semplice iter di approvazione, con interrogazioni agli Uffici, le richieste di udienze conoscitive con l’assessore Rizzo Nervo e i sopralluoghi nelle aree individuate fatte insieme al consigliere Mazzanti.

Non intervengo sugli aspetti tecnici del provvedimento che troviamo molto puntualmente descritti nella Relazione illustrativa in merito all’individuazione degli spazi, i parametri urbanistici edilizi e le specifiche prescrizioni: non ne ho la competenza professionale né ritengo siano strettamente di competenza dei Consiglieri. Desidero fare invece alcune considerazioni politiche su quello che ritengo essere l’oggetto centrale del programma: non la predisposizione delle Microaree quanto, piuttosto, il percorso d’inclusione sociale e l’ accompagnamento all’autonomia delle famiglie sinte che li’ andranno ad abitare.

La Legge regionale n.11 del 2015 intende dunque superare “le situazioni di grave degrado, insicurezza, precarietà e tensione sociale” che i campi sosta di grande dimensione spesso provocano. Per questo Il bando regionale del 2016 cofinanzia fino all’80% i progetti dei Comuni che, sul tema dell’abitare, promuovono azioni di accompagnamento alla transizione in appartamento o in micro-aree familiari, pubbliche o private, per quella parte di popolazione sinta e rom che preferisce tali soluzioni. Attraverso la partecipazione a questo bando, abbiamo quindi l’opportunità – e le risorse adeguate – per superare finalmente la provvisorietà, durata oltre 20 anni, del Campo sosta di Via Erbosa.

Abito a Corticella e ho vissuto in diretta le preoccupazione, le paure e l’allarme sociale che la notizia del possibile insediamento in via Shakespaere di una microarea familiare per la popolazione sinta aveva suscitato nella Comunità locale.

Le frasi e le obiezioni che ho raccolto a Corticella – pur cambiando il contesto territoriale – non erano dissimili da quelle che abbiamo sentito dai cittadini della Pescarola intervenuti in Commissione, tipo: “ci sono già molti altri problemi di degrado sul territorio che devono essere risolti prima di aggiungerne altri; l’area non è adatta ad un’accoglienza degna; c’è già il depuratore che produce inquinamento e cattivi odori, non si possono tollerare ulteriori disagi” Qualcuno, alla sola notizia dell’eventuale insediamento, ha sostenuto, con assoluta convinzione, che fossero già aumentati i furti negli appartamenti circostanti.

Credo non si debbano mai banalizzare le paure delle persone ma certo e’ stato assai difficile riportare il ragionamento sul piano razionale e fornire informazioni corrette e veritiere sul progetto: che cioè intende promuovere l’inserimento di piccoli nuclei famigliari, di 15 persone al massimo; che sottoscriveranno un patto d’ impegni – fatto di diritti e doveri – nei confronti dell’Amministrazione e della Comunità e che il percorso sarà accompagnato dai Servizi sociali. Non e’ facile anche perché c’è sempre chi preferisce alimentare malcontento e timori preventivi, più che trovare soluzioni ai problemi concreti e reali . Questo accresce nei cittadini la chiusura, la paura, il sentimento di sentirsi invasi, danneggiati, penalizzati; provoca nelle persone la strenue difesa dei propri diritti senza mai ottemperarli con quelli degli altri che finiscono per essere disconosciuti se non in definitiva negati in assoluto.

Quando si dice: “allontanateli da me, metteteli dove vi pare, purchè non sia nel mio giardino!!!” ci si sta semplicemente dimenticando che parliamo di persone in carne ed ossa, spesso nate e cresciute nel quartiere;

si parla di bambini che devono andare a scuola; di giovani che devono formarsi ed essere avviati al lavoro; di adulti e anziani con culture e tradizioni particolari che hanno il sacrosanto diritto di conservare in quanto sono riconosciuti come minoranza etnica.

Nutro grande fiducia che il Progetto per l’integrazione e l’inclusione sociale dei nuclei famigliari Sinti a Navile avrà successo ma credo anche che si dovrà molto lavorare perché queste famiglie diventino protagoniste del proprio percorso d’integrazione, anche attraverso la conoscenza e il coinvolgimento dell’intera Comunità locale che li accoglierà.

La scelta d’individuare piccole aree per piccoli nuclei famigliari e le azioni di accompagnamento alla transizione abitativa che saranno messe in campo ritengo siano giuste, perché rispettose dei diritti della popolazione sinta, e credo anche efficaci, perché saranno rivolte congiuntamente sia ai beneficiari diretti sia al contesto territoriale che li accoglierà.

E’ quindi sul riconoscimento e sul rispetto dei diritti di tutti, cittadini bolognesi Sinti e non, che in definitiva la Delibera ci chiede di esprimere in nostro voto di Consiglio. Ancora spererei che il nostro possa essere un voto ampiamente positivo ma, insomma, vedremo fra poco. Il mio certamente lo sarà.