Lunedì 17 luglio 2017 la consigliera comunale Simona Lembi è intervenuta in Consiglio comunale ricordando la professoressa Fiorenza Tarozzi, docente di storia contemporanea nella Facoltà di Lingue e letterature straniere del nostro Ateneo ed una delle più attive animatrici della vita culturale di Bologna, recentemente scomparsa.

Di seguito il testo dell’intervento ed il comunicato stampa.

Signor Sindaco, colleghi consiglieri e consigliere,

È venuta a mancare, nei giorni scorsi, la Professoressa Fiorenza Tarozzi.

Si tratta di una persona che molto ha contribuito ad animare la vita culturale di questa città. Per questa ragione ho chiesto di ricordarla in apertura di questo Consiglio comunale.

Era nata a Bologna nel 1948. Suo padre era tramviere, sua madre sarta. Una famiglia di estrazione popolare la sua, come il quartiere che abitavano all’epoca: la Bolognina.

Il padre e la madre, di tradizione democratica e repubblicana, scelsero di far studiare l’unica figlia. Così, Fiorenza Tarozzi, dopo le scuole dell’obbligo, frequenta prima l’Istituto magistrale, poi l’Università. 

SI incontra qui con un mondo accademico, quello degli anni ’60, in pieno fermento, nel quale il vecchio e il nuovo si fronteggiano, anche aspramente, in una situazione non facile per le ragazze, soprattuto per chi, come Fiorenza Tarozzi, non ha alle spalle una famiglia blasonata.

Allieva di Aldo Berselli, fu a lungo ricercatrice, poi docente di storia contemporanea nella Facoltà di Lingue e letterature straniere del nostro Ateneo.

Si è occupata a lungo di storia sociale, approfondendo la storia del movimento operaio, poi della cooperazione, più recentemente quella delle donne.

Nel 1988, anno della sua prima pubblicazione, approfondisce, in un’ottica emancipazionista, il tema delle Società di mutuo soccorso nel Bolognese ed in particolare delle prime azioni creditizie accessibili al ceto operaio (le casse di maternità, i prestiti per le doti delle ragazze o per il lavoro a domicilio, le casse per gli incidenti sul lavoro o per malattia).

Sono molte le opere che parlano della qualità della sua ricerca: 

Curare gli italiani. La legislazione sanitaria al momento dell’Unita’, Bologna, University Press, 1990.

Con la guerra nella memoria: reduci, superstiti, veterani nell’Italia liberale, n. m. “Bollettino del Museo del Risorgimento”, Bologna, a. XXXIX, 1994 (con A. Preti). 

Gli italiani e il Tricolore. Patriottismo, identità nazionale e fratture sociali lungo due secoli di storia, (cura con G. Vecchio), Bologna, il Mulino, 1999. 

La generazione delle antifasciste, Donne guerra politica, a cura di D.Gagliani, E.Guerra, L.Mariani, F.Tarozzi, Bologna, Clueb, 2000, pp.155-167.

Se posso permettermi, pur non essendo io una storica, penso che gli studi di Fiorenza Tarozzi, sia che si trattasse di approfondire le ragioni che animarono gli uomini e le donne del Risorgimento, ricostruendo biografie che la storia aveva lasciato indietro, come quelle di Carolina e Paolina Pepoli, Brigida Borghi Zamboni, Maria Laura Malvezzi Hercolani, Brigida Fava Ghisilleri; oppure che intendesse approfondire quei meccanismi di accesso al credito che il movimento operaio e sindacale volevano in un’ottica emancipazionista; sia che si trattasse di raccontare quanto la generazione della resistenza avesse ‘accettato di mettere in gioco la propria vita’ in risposta alla Guerra e agli anni della dittatura fascista. Ha voluto raccontare volta per volta come il rifiuto della passività abbia voluto e saputo opporsi con forza e determinazione ad un lungo passato di violenza ed oppressione.

In altre parole  (uso volutamente le sue) ha voluto approfondire personalità e fatti che ‘riflettono e molto spesso coniugano il passato e la tradizione delle lotte contadine e operaie di fine Ottocento e inizio Novecento, del repubblicanesimo e del socialismo ottocentesco, fortemente radicato nel tessuto emiliano romagnolo – il socialismo di Andrea Costa e dell’Anarchico Michele Bakunin, il riformismo e il ‘cristianesimo socialista’ di Camillo Prampolini, il socialismo municipale di Giuseppe Massarenti e di Francesco Zanardi, l’umanitarismo degli avvocati dei poveri come Genunzio Bentini – con la realtà del dopoguerra e del diciannovismo, del montare dello squadrismo fascista, degli incendi delle sedi di quei sindacati e di quelle leghe che i loro padri spesso avevano contribuito a far vivere.’

Mi sono finora soffermata sulla sua attività di ricerca. 

Tengo ora a mettere in evidenza quanto Fiorenza Tarozzi, oltre alla sua intensa attività didattica, sia stata tra le più attive animatrici della vita culturale di Bologna.

A lungo ha collaborato con il Centro delle donne e con la sua nota Biblioteca, in particolare negli anni della docenza che tenne tra il 2004 e il 2005 nel Master di Studi di genere e politiche di pari opportunità (il primo, di questo genere, in un Ateneo italiano) su ‘momenti chiave della storia delle lavoratrici’ e ‘alcune figure professionali dello Stato corporativo’ . 

È stata, inoltre, presidente del Comitato di Bologna dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano e molto si deve a lei circa le celebrazioni che nella nostra città si sono tenute per il 150esimo del Risorgimento.

In particolare in questi ambiti Fiorenza Tarozzi si è molto dedicata a conciliare il lavoro di ricercatrice storica con l’impegno necessario alla circolazione nella società civile della conoscenza e della comprensione dei processi storici, come momenti e occasioni indispensabili per una cittadinanza consapevole.

Tra i diversi ricordi che in questi giorni di lei sono stati tracciati, desidero mettere in evidenza quello di Albertina Soliani per l’Istituto Cervi, di cui Fiorenza Tarozzi è stata componente del Comitato scientifico: un ricordo affettuoso che ha teso a sottolineare quanto preziosa sia stata l’attività di ricerca della Professoressa Tarozzi e dell’impegno a fare tesoro dei suoi studi portando avanti come Istituto le piste di lavoro e i percorsi di ricerca da lei tracciati. Mi auguro che anche l’Universita di Bologna voglia assumersi questo impegno, come pure le diverse istituzioni culturali promosse o sostenute dal Comune di Bologna.

Al dolore del marito William e della figlia Elena, si unisce quello del Consiglio comunale di Bologna. A loro, come pure ai tanti colleghi e amici che l’hanno conosciuta e che hanno apprezzato il suo operato, rivolgiamo le nostre più profonde condoglianze.