Lunedì 6 maggio 2019 la consigliera comunale PD Gabriella Montera è intervenuta ad inizio seduta in Consiglio comunale sulla recente sentenza del Tribunale di Bologna in merito alla residenza di cittadini stranieri richiedenti asilo.

Di seguito il testo dell’intervento di inizio seduta. Online è inoltre disponibile il relativo comunicato stampa.

Con sentenza del 2 maggio scorso il Tribunale ordinario di Bologna ha accolto il ricorso presentato dagli Avvocati Paola Pizzi ed Antonio Mumolo dell’Associazione Avvocato di Strada Onlus, a tutela di due cittadini stranieri richiedenti asilo. 

A queste persone era stata negata la domanda per l’iscrizione anagrafica presso il Comune di Bologna, sulla base delle disposizioni della legge 132 del 2018 (il cosiddetto Decreto Sicurezza).

La Giudice Matilde Betti ha riconosciuto la fondatezza della domanda e ha ordinato al Sindaco di Bologna, in qualità di Ufficiale di Governo, di iscrivere i ricorrenti nel registro anagrafico della popolazione residente, secondo le disposizioni previste per le persone senza fissa dimora.

Dopo un caso precedente avvenuto a Firenze, è la terza volta che la magistratura si esprime a favore del diritto di residenza verso cittadini richiedenti asilo.

Si, perché sulla residenza esiste una normativa generale che il recente Decreto Sicurezza non ha modificato, se non in minima parte e che non può essere bypassata dalla propaganda e dai “desideri di espulsione” del Ministro degli Interni della Repubblica italiana.

Anche stamattina leggiamo parole pronunciate dal Ministro come “sentenze strane”, oppure l’ennesimo invito ai magistrati a togliersi la toga, a candidarsi alle elezioni se vogliono cambiare le leggi. Ovvero il Ministro continua a sostenere che i magistrati, di Firenze prima e di Bologna poi, non hanno applicato la legge, ma l’hanno interpretata a modo loro.

Dato che i proclami vuoti e i facili slogan costituiscono il problema dei problemi di questa fase politica, di cui la Lega è la migliore interprete, ho cercato di capire nel merito il contenzioso avviato dall’Associazione Avvocato di Strada e ho letto la sentenza della giudice Betti. Non è il luogo e non ci sarebbe il tempo per fare disquisizioni giuridiche, ma in questo caso siamo di fronte ad una fattispecie che si può sintetizzare in poche righe.

Con il Decreto Sicurezza voluto dal Ministro Salvini è stata abrogata la norma che prevedeva la procedura semplificata per le persone richiedenti asilo. Secondo quella procedura era sufficiente che i referenti delle Associazioni o i responsabili degli SPRAR che prendevano incarico queste persone, ne comunicassero la presenza agli uffici competenti dei Comuni per applicare la procedura agevolata di iscrizione all’anagrafe. Ma a parte questa modifica, se si scorre tutto l’articolato della legge non si trova un punto in cui in cui si preveda il divieto di residenza.

Pertanto, fino a prova contraria, anche ai non addetti ai lavori, viene da pensare che sul resto sia ancora vigente la legge anagrafica del 1954, e che quindi non siano cambiati i requisiti ivi previsti per ottenere l’iscrizione anagrafica: quello soggettivo e cioè la volontà di permanere in un determinato luogo e quello oggettivo e cioè la permanenza in quel luogo di almeno 4 mesi per i cittadini stranieri.

E non mi soffermo sulla carta costituzionale e sul codice civile che disciplinano a monte l’ordinamento italiano sulla residenza. 

Quindi, ai sensi di legge, cosa è cambiato? Che secondo la circolare applicativa del decreto sicurezza i Sindaci sono tenuti a rispettare le indicazioni del Ministro, ovvero a non applicare più la procedura semplificata, poiché è stata abrogata.

Il sindaco di Bologna ha accolto con favore la sentenza, dato che – come è noto – le politiche del Comune verso i richiedenti asilo e i rifugiati sono quelle dell’accoglienza, dei progetti di integrazione, nel rispetto della dignità umana e dei diritti elementari previsti dalla convenzione europea, con la consapevolezza che altrimenti i migranti, senza residenza e senza servizi per merito del Decreto Sicurezza, si ritroveranno a vagare per le città e si rigetteranno nelle mani dei caporali e dei malavitosi.

Per quanto sentiamo dire da mesi che il governo del paese si esercita sulla base del consenso elettorale, è bene rammentare che in Italia vige lo stato di diritto.

L’Associazione Avvocato di Strada ha dichiarato che nelle 54 città italiane in cui opera, proporrà ricorsi analoghi.

Per quanto mi riguarda, non posso che ringraziare pubblicamente l’Associazione per quello che ha fatto e che farà. Concludo dicendo che questo paese ha gli anticorpi per reggere la deriva di superficialità e approssimazione in cui questo governo lo sta trascinando e che il rapporto fra il terzo settore e più in generale il no profit ed alcune istituzioni della Repubblica sono una solida garanzia per il futuro.