Lunedì 29 aprile 2019 la consigliera comunale PD Gabriella Montera è intervenuta ad inizio seduta in Consiglio comunale sulla necessità di pianificare l’urbanistica tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione della nostra città.

Di seguito il testo dell’intervento di inizio seduta. Online è inoltre disponibile il relativo comunicato stampa.

Nei giorni scorsi abbiamo letto alcuni dati relativi all’ultimo censimento sulla condizione abitativa in Emilia-Romagna riportati da Gianluigi Bovini, che continua ad elaborare e a fornire aggiornamenti sulle statistiche in riferimento ai flussi demografici. Il focus era relativo ai proprietari dell’alloggio (circa il 71%), alle persone con contratto di locazione (quasi il 20%), alle altre forme come il comodato gratuito (il 9%). Fra le famiglie la quota degli anziani che avevano l’alloggio in proprietà era la più alta, raggiungendo percentuali vicine al 90%.

Oltre a questi dati, ne venivano forniti altri, più recenti (anno 2016) relativi agli importi lordi delle pensioni – che in Emilia-Romagna superavano i 23,5 miliardi di euro – con le specificazioni sulla spesa previdenziale in relazione alle classi di importo mensile e alle differenze di importi erogati a favore dei pensionati maschi e femmine.
In questo articolo, come in tanti altri negli ultimi mesi, si affronta il tema del futuro demografico della città, evidenziando quanto la casa sia un aspetto rilevante del patrimonio economico degli anziani che insieme ai redditi da pensione e alle forme di risparmio, può assicurare le risorse necessarie per soddisfare i bisogni della crescita costante delle aspettative di vita.

L‘invecchiamento della popolazione è una delle più importanti trasformazioni sociali ed economiche dei paesi sviluppati e sta coinvolgendo anche quelli in via di sviluppo. In Italia, negli ultimi cinquant’anni, il fenomeno è stato fra i più rapidi degli stati europei e si stima che nel 2050 la percentuale di ultra-sessantacinquenni sarà il 35,9% della popolazione, con un’attesa di vita media di 82,5 anni. Gli anziani residenti in Emilia-Romagna oggi sono più di un milione, il 23,2% del totale della popolazione regionale, con una componente femminile prevalente. Anche a Bologna sono in progressivo aumento i cosiddetti “grandi vecchi”, termine che nel linguaggio statistico si usa per definire anagraficamente le persone che hanno più di ottant’anni.

Questo processo ha indotto l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad intervenire proponendo piani internazionali per l’ “invecchiamento attivo” e l’Unione Europea a proclamare il 2012 come ”Anno dell’invecchiamento attivo e della solidarietà fra le generazioni”.

Ancora prima, nel 2002, l’ONU aveva affrontato il tema in una conferenza mondiale svolta a Madrid.

I dati statistici ci dicono che nel nostro Comune vivono circa 64.000 persone ultra-sessantacinquenni, di cui 36.000 hanno più di ottant’anni: una longevità della popolazione che sta dentro il quadro più generale dell’innalzamento dell’età media in Europa, come nel mondo.

A questo bisogna aggiungere che circa il 70% della popolazione mondiale vive nelle città, con un trend di densità urbana in rapido incremento.

Sono dati che ci mettono di fronte a due questioni cruciali: il successo dello sviluppo dell’umanità e la capacità di ri-pensare i servizi e gli spazi urbani per tutelare la salute e il protagonismo sociale degli anziani.

Quando parliamo di servizi, dobbiamo pensare non soltanto a quelli di tipo socio-assistenziale, ma a quelli più generali del welfare, dell’abitare, del vivere, delle cure, del muoversi, della sicurezza, dell’apprendimento.

Credo che Bologna abbia tutte le carte in regola per prevedere, nell’ambito della programmazione del prossimo PUG (Piano Urbanistico Generale) previsto nella nuova legge regionale sull’urbanistica, una pianificazione dello spazio urbano che tenga conto di una parte consistente della popolazione costituita dagli anziani.

Il nuovo PUG è uno strumento prezioso per affrontare gli interventi pubblici, in quanto, solo attraverso la progettazione delle città, si può produrre un mutamento – prima di tutto culturale – sulle attitudini e gli stili di vita.

Nei giorni scorsi insieme ad altri consiglieri e cosigliere ho chiesto di mettere a calendario un’udienza conoscitiva che affronti il tema della pianificazione urbanistica basata sull’integrazione degli interventi di rigenerazione urbana, che metta in relazione le politiche socio-assistenziali con quelle trasportistiche e dell’abitare per contrastare le patologie cliniche e come nuova frontiera per salvaguardare la salute di tutti i cittadini e le cittadine ed in particolare per favorire l’active aging.