Lunedì 16 aprile 2018 il consigliere comunale Roberto Fattori ha presentato un seguente intervento di inizio seduta in Consiglio comunale riguardo i diritti dei ciclo fattorini.

Di seguito è disponibile il testo dell’intervento, tramite link il relativo comunicato stampa.

In conseguenza del boom del commercio elettronico, si sta amplificando la ‘gig economy‘, o ‘economia del lavoretto‘, cioè lavoro a domanda. In particolare ‘l’economia dell’ultimo miglio‘, per le consegne a domicilio.

Il fenomeno delle piattaforme internet sta crescendo così rapidamente che anche il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, ha riconosciuto la necessità di uno sforzo aggiuntivo da parte dell’Istituto per tracciarlo, anche per dare la legislatore gli strumenti adeguati nel caso volesse esprimersi sul tema. E sarà necessario farlo quanto prima.
Il Politecnico di Milano ha stimato che il settore della consegna a domicilio dei cibi pronti vale oltre 200 milioni di euro.
Bologna è una delle città italiane dove lavoratori e piattaforme digitali che si dedicano a questo sono più numerose.
Questo tema lo abbiamo già affrontato alcuni mesi fa in terza commissione.
Alcuni mesi fa, in terza commissione, alla presenza di lavoratori, sindacati, e rappresentanti delle diverse piattaforme, abbiamo affrontato il tema della definizione dello status giuridico di questi lavoratori e del necessario riconoscimeno di una serie di diritti.

La settimana scorsa si sono verificati due eventi importanti, anche se di segno opposto.
Il Tribunale del Lavoro di Torino ha respinto il ricorso di sei ex rider che hanno citato in giudizio la multinazionale per cui effettuavano sonsegne a domicilio di cibo che avevano richiesto il riconoscimento dello status di lavoratore dipendente..
Il giorno dopo la sentenza di Torino a Bologna l’amministrazione comunale ha comunicato di avere promosso, prima in Italia, una carta dei diritti per i Rider. Carta sottoscritta dai sindacati e Riders Union Bologna, il sindacato auto proclamato che sta rappresentando circa 300 dei ciclofattorini che consegnano a domicilio il cibo in città.
A Bologna, prima città in Italia, si è quindi intrapreso un percorso istituzionale per normare un settore, partendo dalle altre esperienze europee. Si punta sull’obiettivo, cioè che i lavoratori vanno tutelati, più che sullo strumento.
Inoltre, sempre a Bologna, si è svolta ieri assemblea nazionale di Rider per la rivendicazione dei propri diritti.

L’amministrazione comunale bolognese quindi ha scelto di muoversi non in una logica di contrapposizione, ma di collaborazione tra lavoratori e datori di lavoro, affinché ai lavoratori sia riconosciuta una serie di diritti base (assicurazione per infortuni, paga oraria minima, rifiuto del cottimo, indennità per le giornata di brutto tempo, diritto alla manutenzione dei mezzi e all’attrezzatura). E perché questo possa andare anche a vantaggio dell’immagine dei datori di lavoro.

Le opportunità offerte dallo sviluppo delle tecnologie cambiano di continuo, per rispondere a nuove richieste dei consumatori nascono nuovi lavori oppure si diffondono attività che prima erano solo marginali.
Tutto questo però non può andare a discapito della parte più debole, quella che si trova a svolgere una attività non ancora regolamentata, proprio perché nuova, che vede scaricare su di sé gran parte dei rischi e degli oneri che ne derivano.
Questa nuova economia non va combattuta, perché sfrutta nuove tecnologie per rispondere a nuovi bisogni, ma occorre che non perda mai di vista tutela e rispetto dei lavoratori, anche perché questi ‘lavoratori dell’ultimo miglio’ sono l’elemento più importante del processo.

L’assessore Marco Lombardo si è impegnato a incontrare in questi giorni le piattaforme per sollecitarle a sottoscrivere l’accordo. Questa è un’ottima notizia.

Ma oltre all’Amministrazione comunale, ai lavoratori, ai sindacati, alle piattaforme, c’è un altro soggetto che va considerato, anche perché è quello che forse può avere il ruolo più importante: il consumatore.
Il commercio equo e solidale, il consumo critico, spmp nati e si sono diffusi perché sulla scena sono comparsi consumatori ‘critici’ che vogliono la garanzia che il prodotto che acquistano sia ottenuto nel rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori che hanno contribuito a produrlo.
Allo stesso modo può essere fondamentale il ruolo di consumatori che, nel momento in cui si rivolgono alle piattaforme per la consegna a domicilio, pretendono che il lavoratore che effettua materialmente la consegna abbia una serie di tutele.
La sensibilizzazione anche dei consumatori quindi è di grande importanza per contribuire a far riconoscere i diritti dei lavoratori, pretendendo dalle piattaforme che non si sottraggano al dovere di rispettare la responsabilità sociale d’impresa.
I consumatori consapevoli potranno quindi svolgere appieno il loro ruolo di regolatori in senso etico del mercato scegliendo di privilegiare quei fornitori che hanno sottoscritto la carta dei diritti, e pure le aziende che producono il cibo potranno fare la stessa cosa.

In questo modo tutto il sistema ne trarrà giovamento e questa nuova forma di lavoro sarà davvero una buona opportunità per tutti: imprese, lavoratori e consumatori.

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